Con 321 Sì, 259 No e 27 astenuti il premier Giuseppe Conte ha incassato la fiducia alla Camera dei deputati dove a mezzogiorno ha riferito sulla crisi di governo e nel pomeriggio ha fatto la sua replica agli interventi dei parlamentari. Italia Viva di Renzi si è astenuta e la ricucitura sembra quasi impossibile.
Domani lo scoglio più grande al Senato dove i numeri sono risicati, a meno che Renzi non faccia rientrare la crisi, votando la fiducia, oppure in alternativa serve una folta schiera di “responsabili” che tiene in piedi il governo giallorosso. Al momento i numeri sono al di sotto di quota 161.
La votazione a Montecitorio è stata palese ed è avvenuta per appello nominale: ciascun deputato ha sfilato davanti al banco della presidenza dichiarando il suo voto ad alta voce. Conte ha lasciato l’Aula della Camera non appena ha avuto inizio la votazione.
In aula alla Camera Conte ha ha chiesto l’appoggio dei “volenterosi” di area “europeista: liberale, popolare, socialista”. Ha promesso quindi che lascerà la delega ai Servizi segreti (appannaggio dei renziani, ndr) “a un’autorità delegata di mia fiducia”, e quella all’agricoltura, e si impegnerà per “una riforma elettorale proporzionale” e “un grande progetto di riforma fiscale”.
Le opposizioni in aula hanno chiesto le dimissioni. Salvini attacca: Conte “ormai vive su Marte”. No alla fiducia da Forza Italia e Udc, mentre Zingaretti ammette: “La strada è più stretta di quanto si immagini perché non possiamo accettare di tutto”.
La replica del premier
“Il mio è un appello molto chiaro e nitido: c’è un progetto politico ben preciso e articolato che mira a rendere il Paese più moderno e a completare tante riforme e interventi già messi in cantiere”, afferma Conte.
“Dalle scelte che ciascuno in questa ora grave deciderà di compiere dipende il futuro del paese. Siamo chiamati a costruirlo insieme, è un appello trasparente, alla luce del sole, chiaro che propongo nella sede più istituzionale e rappresentativa del Parlamento”.
“Dopo quanto successo il 6 gennaio in America, siamo consci che le nostre democrazie vanno difese con i fatti e con le parole, e noi leader abbiamo un compito: non ci possiamo permettere, come successo negli Stati Uniti, di alimentare la tensione”, afferma Conte.
“Pongo la questione di fiducia sull”approvazione della risoluzione di maggioranza” di Pd, M5S e Leu. Lo dice il premier Giuseppe Conte nella replica in Aula alla Camera dopo le comunicazioni di questa mattina.
La maggioranza assoluta alla Camera si raggiunge a quota 315, un voto in meno rispetto ai 316 normalmente richiesti. A far abbassare il quorum sono le dimissioni di Pier Carlo Padoan che ha lasciato il Parlamento il 4 novembre scorso per assumere l’incarico nel board di Unicredit e non è stato ancora sostituito a Montecitorio.
Martedì al Senato il secondo round al Senato, dove appunto i numeri scarseggiano, per una nuova fiducia che, se dovesse incamerarla potrebbe far stare tranquillo il premier fino al 2023, a meno di altri “scossoni”.