
Mario Draghi alla Camera per la fiducia al governo. Dopo aver ottenuto il via libera ieri notte al Senato con 262 voti a favore, 40 contrari e due astensioni, il premier è a Montecitorio. E’ in corso in aula il dibattito, gli iscritti a parlare sono 63. Nella seduta di ieri a palazzo Madama il presidente del Consiglio, aveva consegnato il testo delle dichiarazioni programmatiche del nuovo governo.
Stabilito anche il calendario per la prossima settimana: da lunedì si procederà all’esame del decreto ‘Milleproroghe’ e alla proroga della Commissione d’inchiesta sulla comunità del Forteto, mentre mercoledì ci sarà l’elezione di un nuovo vicepresidente della Camera, in sostituzione della ministra Mara Carfagna.
DISCUSSIONE
“Ho sentito paragonarla a Ronaldo, a Baggio. Se proprio dobbiamo rimanere all’interno di questa metafora, mi consentirà, dato che conosco quale è la sua passione calcistica, di paragonarla al Capitano, al quale riconosciamo lungimiranza, intelligenza e precisione nei passaggi”, ha detto il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, in un passaggio del suo intervento.
“Le sfide che il governo dovrà affrontare sono sotto gli occhi di tutti, ieri lei presidente Draghi ha detto che non esiste un prima e un dopo, dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, ha detto che centrali sono le politiche del lavoro, non posso che condividerlo. E’ necessario fin da subito la riforma degli ammortizzatori sociali. Il nostro auspicio è che ci sia una significativa riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro”, ha detto il deputato della Lega Claudio Durigon, nel corso della discussione generale alla Camera sulle comunicazioni del premier Mario Draghi per la fiducia.
“Oggi ci stringiamo attorno a lei votando la fiducia per il bene del paese, dei nostri figli”, le parole dell’ex M5S Emilio Carelli. “Considero l’insediarsi di un governo di responsabilità nazionale un fatto estremamente positivo”, un esecutivo che punti alla “ricostruzione”, partendo “dalle scelte coraggiose da lei annunciate”. Ma Carelli premette anche la volontà di vigilare sulle misure che di volta a volta verranno adottate, “verificando che gli impegni presi da lei davanti al Paese e al Parlamento vengano puntualmente rispettate”, e non accettando “supinamente tutti i provvedimenti, ma con spirito critico decidere se approvarli o no”.
SENATO
Il sì di Palazzo Madama è arrivato poco prima di mezzanotte: 262 voti a favore, 40 contrari e due astenuti. Con questa maggioranza l’esecutivo dell’ex presidente della Bce non ce l’ha fatta a superare Monti che il 17 novembre del 2011 ottenne la fiducia a palazzo Madama da 281 senatori. Ma è comunque una maggioranza molto ampia per navigare al largo dalle insidie della politica. Intanto a palazzo Madama il capo politico del M5s Vito Crimi ha espulso i 15 senatori dissidenti che ieri hanno votato contro. Si prevede una fronda di dissidenti pentastellati anche a Montecitorio.