25 Aprile 2024

Qatargate, sospeso dal Pd l’europarlamentare Andrea Cozzolino

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Si è riunita oggi, in via telematica, la commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico. I componenti hanno deliberato di sospendere cautelativamente Andrea Cozzolino dall’albo degli iscritti e degli elettori del Pd, nonché da tutti gli organismi del partito di cui dovesse eventualmente essere parte. E ciò fino alla chiusura delle indagini in corso da parte della Magistratura relative allo scandalo “Qatargate”, che coinvolge anche il Marocco, secondo l’inchiesta dei pm belgi.

Cozzolino, è scritto sul sito dell’Eurocamera, è presidente della Delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e l’Unione del Maghreb arabo, comprese le commissioni parlamentari miste UE-Marocco, UE-Tunisia e UE-Algeria.

Il segretario, Enrico Letta, ha chiesto alla Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico di riunirsi con la massima urgenza “per assumere le determinazioni più opportune, a garanzia dell’onorabilità della comunità dei democratici e delle democratiche e a tutela degli stessi esponenti chiamati in causa, affinché siano più liberi di esporre le proprie ragioni e fornire i chiarimenti che saranno richiesti dalle autorità inquirenti. Il Partito Democratico conferma di essere parte lesa in questa vicenda e agirà conseguentemente in tutte le sedi giudiziarie”.

Da parte sua Stefano Bonaccini – candidato alla successione di Letta – ha detto che “abbiamo bisogno di dire che l’onestà e la sobrietà, il rispetto delle regole, alla luce di quello che sta accadendo vergognosamente a Bruxelles, tornino al centro dell’azione politica”.

Brando Benifei, capodelegazione del Pd nel gruppo socialdemocratico (S&D) ha puntualizzato che il suo partito “ha sempre votato contro la violazione dei diritti umani in quei Paesi, né io ho mai ricevuto pressioni indebite per fare l’opposto”. “Non è un caso se nel corso degli interrogatori di garanzia neanche una domanda è stata fatta su di me. Segno che non c’entro nulla”, ha spiegato in un’intervista a Repubblica, aggiungendo che “la sola idea che qualche parlamentare, in carica o ex, si sia potuto arricchire sulla pelle dei diritti umani mi fa vomitare”.

In quanto ai politici italiani coinvolti nello scandalo, Benifei ha raccontato che “non sono mai stato a casa di Antonio Panzeri, né l’ho mai frequentato”. “Discutevamo solo di questioni istituzionali finché è rimasto in carica: ricordo ad esempio le divergenze sul Marocco, da lui difeso, mentre io da membro dell’intergruppo a favore del popolo Saharawi ero spesso critico. E dopo la sua uscita dall’Europarlamento mi è capitato di avere con lui qualche scambio politico sul Pd e Articolo 1”.

In quanto a Francesco Giorgi – il compagno dell’eurodeputata greca Eva Kaili, entrambi arrestati nell’ambito dell’inchiesta Qatargate – Benifei dice non aver mai lavorato con lui. “Non mi stava neanche simpatico. L’ho sempre trovato arrogante. E fin troppo disinvolto”, ha spiegato.

Il portavoce del Partito popolare europeo (Ppe) ha smentito che esista un patto fra il suo partito e l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D) per fronteggiare le conseguenze del Qatargate sugli equilibri politici nell’Europarlamento e, più in generale, a livello europeo. “Non esiste un patto di non aggressione tra S&D e Ppe”, ha detto il portavoce, aggiungendo che “a quasi una settimana dall’inizio dello scandalo i socialisti non hanno riconosciuto il vero problema: una rete corrotta di politici e assistenti all’interno della propria famiglia politica insabbiata da dubbie Ong. È giunto il momento per loro di affrontare i fatti dello scandalo sulla corruzione del Qatar”.

Da parte sua, la commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli (del Partito Laburista di Malta), in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che “l’Ue ha tolleranza zero per la corruzione, come abbiamo dimostrato in passato e come dimostreremo anche in questo caso”, sottolineando che la presidente della Commissione von der Leyen “si è già espressa in merito”. “Accogliamo con favore la trasparenza e la collaborazione del Parlamento Ue con le autorità belghe preposte all’applicazione della legge – ha aggiunto – attendiamo le decisioni finali del sistema giudiziario e adegueremo di conseguenza le nostre relazioni estere”.

Intanto, una parte dei contanti trovati dalla polizia a casa di Antonio Panzeri e in quella di Eva Kaili oltre che nelle borse che aveva il padre dell’eurodeputata greca sono stati emessi in Belgio. E’ quanto si legge sul quotidiano belga L’Echo. Quest’aspetto potrebbe consentire un progresso ulteriori nelle indagini della Procura. Come ricorda la stessa stampa belga “conoscendo il luogo di emissione, sarà facile individuare la banca in cui sono state prelevate le mazzette, e quindi il conto corrente e l’identità della persona che ha effettuato il prelievo”.

Non solo, per ora si conoscono i presunti corrotti, che potrebbero essere molti di più e non solo 5 persone, ma non si sa nulla dei corruttori arabi, che si ritiene siano a conoscenza solo dei pm belgi che hanno dato vita alla maxi inchiesta per corruzione.  


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