Grazie alle cellule staminali e a una tecnica “rivoluzionaria” messa a punto dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma, i genitori di bambini con malattie per cui serve un trapianto di midollo diventano compatibili e possono salvare i propri figli. Il metodo, che ha già salvato decine di bimbi con tumori del sangue e malattie rare , è stato presentato oggi a Roma e pubblicato sulla rivista scientifica Blood.
La tecnica, hanno spiegato gli esperti, consiste nel “ripulire” le cellule del donatore, che può essere indifferentemente uno dei due genitori, eliminando solo quelle “cattive” che causano le principali complicazioni di questo intervento. Dunque, anche in assenza di un donatore compatibile, la nuova tecnica rende possibile il trapianto di midollo da uno dei 2 genitori con percentuali di guarigione sovrapponibili a quelle ottenute utilizzando un donatore perfettamente idoneo.
Quest’ultima frontiera del trapianto di cellule staminali è stata sperimentata anche su oltre 70 bambini affetti da leucemie acute e tumori del sangue, con percentuali di successo dell’80%. A illustrarli oggi alla stampa il direttore del Diparimento di Oncoematologia e Medicina trasfusionale del Bambino Gesù, Franco Locatelli, dalla responsabile dell’Unità trapianti midollo osseo, Alice Bertaina, e alla presenza del presidente del Bambino Gesù, Giuseppe Profiti.

“Grazie a questa tecnica – ha spiegato Locatelli – riusciamo a offrire a tutti i pazienti la chance del trapianto, con una probabilità di cura molto elevata. Parliamo di bambini senza donatori idonei. Uno di questi, a soli 8 mesi, era in condizioni così critiche per un’immunodeficienza primitiva che è stato trapiantato mentre si trovava in terapia intensiva. Oggi è a casa sua e ha una vita perfetta”.
I ricercatori del Bambino Gesù hanno messo a punto questa nuova tecnica di “manipolazione” delle cellule staminali che permette di scartare le cellule cosiddette “cattive” (linfociti T alfa/beta+), lasciando però elevate le cellule buone (linfociti T gamma/delta+, cellule Natural Killer), capaci di proteggere il bambino da infezioni soprattutto nei primi quattro mesi dopo il trapianto. “Questa metodica è ora a disposizione della comunità scientifica che potrà utilizzarla per tanti altri pazienti”, ha spiegato Bertaina, sottolineando come “i bambini che sono stati sottoposti alla sperimentazione sono ora guariti e possono condurre serenamente la loro vita”.
In italia nel 2013, sono stati sottoposti a trapianto di midollo osseo per malattie non maligne 125 bambini. Grazie a questa nuova frontiera, almeno altri 40 bambini l’anno, diversamente destinati a esito infausto (a causa di immunodeficienze gravi) o a dipendenza cronica dalle trasfusioni (malattia talassemica), potranno avere una chance di guarigione definitiva.