28 Marzo 2024

Coronavirus, Italia prima in Ue per contagi. E adesso? “Speriamo che io me la cavo”

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I primi contagi diffusi da coronavirus in Italia preoccupano non solo le autorità sanitarie quanto soprattutto i cittadini. Il fenomeno è per adesso limitato alla sola Lombardia e al Veneto.

Ma il timore è non solo una diffusione più estesa nelle altre regioni, bensì il fatto che il nostro paese è del tutto inadeguato ad affrontare l’emergenza. Non siamo la Cina. Con 17 casi confermati in poche ore abbiamo superato la Germania che aveva da settimane il numero dei contagiati fermo a quota 16, la Francia nove, il Regno unito 12, mentre gli Stati Uniti 15.

E se il premier Conte si affretta ad affermare che non bisogna farsi prendere dal panico, l’impreparazione ad affrontare una emergenza su vasta scala, lascia intatte tutte le perplessità.

Qualcuno a Roma pensava evidentemente che il Covid-19 non avrebbe portato grandi problemi in Italia. Invece nell’arco di un giorno siamo primi in Europa per numero di ammalati. La solita improvvisazione all’italiana, con la politica brava a costituire le solite cabine di regia, dichiarare stati di emergenza, e, al tempo stesso, fare proclami di rassicurazioni e di non allarmismo. Un colpo alla botte, l’altro al cerchio…

Intanto, mancano o scarseggiano pesantemente, mascherine e indumenti idonei a difendersi dal contagio, per non parlare degli ospedali che già in “tempi normali” sono messi proprio male, soprattutto al sud Italia, figuriamoci con una eventuale epidemia di questa portata. E delle scuole? Meglio non parlarne.

Cosa succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni nessuno è in grado di saperlo. Di certo l’Italia – men che meno quel carrozzone dell’Ue, assente anche in questo caso -, non è capace come i cinesi di realizzare ospedali improvvisati in tempi record. In un mese Pechino ha messo su diversi presidi ospedalieri temporanei per curare migliaia di pazienti.
E l’Italia? “L’Italia è pronta ad affrontare l’emergenza”, rassicura il governo. Come dire, ‘speriamo che io me la cavo’.


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