28 Marzo 2024

30mila morti per altre malattie trascurate. Perché tutto è Covid

A lanciare l'allarme è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, che lo definisce come "un dato molto preoccupante"

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“C’è un dato molto preoccupante: secondo l’Istat, l’Italia nel 2020 ha avuto circa 30mila morti in più rispetto a quelli attribuiti a Covid e a quelli attesi per le altre patologie”. Vittime silenziose, collaterali, di qualcosa che si consuma lontano dai riflettori. A lanciare l’allarme è Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, che all’Adnkronos Salute traccia un quadro di quelli che sono i pazienti che più hanno risentito dell’ondata di Covid-19 che ha travolto gli ospedali. “Questo dato ci preoccupa, perché può essere la conseguenza finale anche delle cosiddette malattie trascurate causa pandemia”.

Le preoccupazioni dei medici si concentrano in particolare – ma non solo – su due famiglie di patologie, tumori e malattie cardiovascolari, per i risvolti che rischiano di assumere i ritardi nella prevenzione, nella diagnosi, nella presa in carico e nei trattamenti registrati in questi mesi di lotta a Sars-CoV-2. “In cima naturalmente ci sono i tumori. Dati diffusi dall’associazione Salutequità mostrano come per esempio gli screening oncologici siano letteralmente crollati”. Ma c’è di più: “Tanti colleghi oncologi – segnala Anelli – mi dicono che al primo accesso dei pazienti vedono quadri di stadiazione dei tumori più avanzati, che non si vedevano da tanto tempo perché eravamo riusciti a fare diagnosi molto precoce. In prima diagnosi non succedeva quasi più di vedere malattie così avanzate”.

“C’è poi il capitolo delle patologie cardiovascolari, in maniera particolare degli infarti”, fa notare Anelli. Una delle prime ‘emergenze nell’emergenza’ emersa subito già in occasione della prima ondata Covid. C’è stato un aumento e “anche su questo i colleghi cardiologi ci dicono che i quadri che si vedono oggi in pronto soccorso sono di infarti in fase acuta. Le persone arrivano con un certo ritardo” e questo ha conseguenze gravi in una patologia tempo-dipendente. “Ogni minuto perso equivale a una parte importante di tessuto cardiaco che muore. E questo, laddove non ha conseguenze mortali – ammonisce il presidente Fnomceo – ha effetti a lungo termine abbastanza drammatici per il recupero della persona.

C’è poi una terza famiglia di malattie che subisce particolarmente l’impatto della pandemia. “E’ un effetto più atteso – spiega il numero uno degli Ordini medici – l’aumento delle patologie psichiatriche che si verifica in ogni crisi di questo genere. Si parla di depressioni minori e maggiori” e altre forme di disagio mentale. “In tutte crisi di vario genere a livello mondiale queste tendono ad aumentare”.

L’effetto di questo ‘tsunami’ si propagherà a lungo, avverte Anelli. “Ovviamente ci aspettiamo purtroppo per il futuro anche una riduzione dell’indice di sopravvivenza. Eravamo fra i Paesi più longevi al mondo anche se con disuguaglianze fra il centro e le ‘periferie’. Credo che” l’impatto involontario della pandemia su “queste patologie comprometterà un risultato brillante raggiunto. Con un risvolto negativo anche sulla qualità di vita, che sarà più compromessa per via delle conseguenze aggravate di alcune malattie e richiederà ulteriore impegno sul piano socio-assistenziale”.

L’ombra delle “disuguaglianze” si allunga sul post-Covid. “Non tutti gli italiani colpiti gravemente dalla malattia avranno le stesse possibilità di recupero e ritorno alla vita normale” avverte parlando con l’Adnkronos il presidente della Fnomceo. “Chi avrà più risorse potrà superare con maggiore facilità i problemi legati alla malattia. Si pone un problema di qualità della vita e di disparità in maniera molto forte. Quando uno degli obiettivi che ci eravamo posti era invece migliorare nella terza età il benessere dei cittadini, riducendo il più possibile le conseguenze delle malattie. In questo caso, invece, queste conseguenze saranno aumentate, in un quadro in cui la stessa povertà diventa causa di malattia o peggioramento delle condizioni”.

Le sue parole accendono i riflettori su uno dei problemi legati alla pandemia finora passati in secondo piano: quello che succede quando si ritorna a casa dopo un ricovero per Covid. “Ai medici questo interessa tanto perché le condizioni stesse che determinano disuguaglianze peggiorano il livello delle malattie”.

Sul tema del post Covid ha messo l’accento anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che chiede ai sistemi sanitari di seguire i pazienti con rigorosi follow-up e agli esperti di dare un nome e inquadrare quella sindrome che intrappola a volte per mesi alcune delle persone guarite, oggi battezzata ‘long Covid’. Sono persone che si sono riprese dalla malattia e continuano ad avere problemi a lungo termine. Persone che “avranno bisogno di cure e controlli costanti”.

“Accanto a questo – aggiunge Anelli – c’è tutto il tema delle disuguaglianze che stiamo vedendo in questa fase, in cui chi ha residenza in una delle ‘periferie’ del Paese, aree che troviamo anche nelle zone più sviluppate, deve misurarsi con una serie di problemi e avrà da questo una serie di conseguenze anche di salute. Su tutto ciò avevamo più volte chiesto l’attenzione di chi governa perché è la disuguaglianza è un aspetto che incide in maniera profonda sulla salute delle persone”.


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