29 Marzo 2024

Studio Oxford su ‘The Lancet’: “Reale efficacia dei vaccini dallo 0,84 al 3%”

“L’elefante nella stanza” che nessuno vuole vedere. Lo studio è di un ricercatore italiano, Piero Olliaro, professore di malattie infettive della povertà presso l’università di Oxford. “La reale efficacia dei vaccini è dallo 0,84 al 3% se si tiene conto del rischio assoluto di contrarre il Covid”

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La reale efficacia dei vaccini Covid: “l’elefante nella stanza” che nessuno vuole vedere

Un elefante dentro una stanza sarebbe impossibile da ignorare. Se però le persone all’interno di essa facessero finta che l’elefante non fosse presente, significherebbe che vogliono evitare di porsi il problema dell’elefante.
È questo il significato di “Elephant in the room”, una tipica espressione inglese per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata.

Lo studio pubblicato su The Lancet
Un recente studio pubblicato su The Lancet, già nel titolo, vuole invece affrontare l’elefante nella stanza. Nel caso dei vaccini Covid uno degli elefanti nella stanza è la loro reale efficacia.
Il lavoro scientifico, condotto da un ricercatore italiano, Piero Olliaro, professore di malattie infettive della povertà presso l’università di Oxford, afferma che “comprendere appieno l’efficacia e l’effettività dei vaccini è meno semplice di quanto possa sembrare”.

Una premessa: cosa significa analizzare l’efficacia di un vaccino?
Quando si studia l’efficacia di un vaccino si fa uno studio clinico nel quale ci sono due gruppi di soggetti: a uno viene dato il placebo e all’altro il vaccino. Questi studi sono detti “a doppio cieco”, ciò significa che le persone di un gruppo non sanno cosa prendono loro né cosa prendono quelle dell’altro gruppo.
Alla fine dello studio si confrontano i numeri: quanti soggetti hanno contratto la malattia nel gruppo dei vaccinati e quanti nel gruppo dei non vaccinati.

Perché comprendere la reale efficacia dei vaccini Covid non è così semplice?
Il professor Olliaro spiega che confrontare l‘efficacia dei diversi vaccini Covid in commercio è un problema per molteplici aspetti.
Innanzitutto i protocolli dei diversi studi delle case farmaceutiche produttrici erano diversi. Le popolazioni studiate avevano caratteristiche diverse. “Il rischio di contrarre la malattia Covid non era lo stesso nei diversi gruppi di popolazione presi in considerazione negli studi delle case farmaceutiche”.

L’altro aspetto fondamentale è cosa si intende per Covid. “La definizione di Covid non è stata uniforme nei diversi studi, cioè i sintomi presi in considerazione non sono stati gli stessi nei differenti studi”.

L’efficacia comunicata dalle case farmaceutiche
L’efficacia del vaccino è generalmente riportata come riduzione del rischio relativo (indice RRR). Questo indice è dato dal rapporto tra il numero di casi Covid all’interno del gruppo dei vaccinati e il numero dei casi covid nel gruppo non vaccinato.
Basandosi unicamente su questo indice le stesse casa farmaceutiche hanno dichiarato i seguenti tassi di efficacia: 95% Pfizer/Biontech, 94% Moderna, 67% Johnson&Johnson e 67% Astrazeneca-Oxford.

Cosa succede se si prende in considerazione l’indice di riduzione del rischio assoluto?
“Per prendere delle decisioni di salute pubblica”, chiarisce il professor Olliaro, “non ci si può basare solo sul dato della riduzione del rischio relativo, ma occorre prendere in considerazione l’indice di riduzione del rischio assoluto di contrarre la malattia (l’ARR)”.
Quest’ultimo indica il rischio di contrarre il Covid parametrato all’intera popolazione.

I tassi di riduzione del rischio relativo richiamati dalle case farmaceutiche sono infatti parametrati solo ai soggetti che hanno partecipato allo studio e quindi a quelli omologhi a cui potrebbe essere somministrato il vaccino. Se invece si considera la riduzione del rischio assoluto, che tiene in considerazione l’intera popolazione, i tassi scendono di molto e fanno molta meno impressione: 1-3% per l’AstraZeneca-Oxford, 1-2% per il Moderna-NIH, 1-2% per il J&J e 0,84% per i vaccini Pfizer-BioNTech.

Perché è importante conoscere l’indice di rischio assoluto?
Conoscere l’indice di rischio assoluto sarebbe poi importante per un altro motivo: “consentirebbe di determinare il numero dei soggetti che dovrebbero essere vaccinati per prevenire un caso in più di Covid”. “Questo numero dipende da qual è il rischio nella popolazione non vaccinata. Più è elevato il rischio di contrarre la malattia nella popolazione vaccinata, minore dovrebbe essere il numero dei soggetti da vaccinare per prevenire un caso”.

Purtroppo questi parametri sembrano per il momento ignorati nella politica vaccinale dell’Italia e degli altri Paesi dell’Unione Europea.

Fonte: ByoBlu


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