20 Aprile 2024

Il Napoli è Campione d’Italia con 5 giornate di anticipo. Grande festa in città

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Pareggiando 1-1 in casa dell’Udinese il Napoli è campione d’Italia a cinque giornate dal termine. Al gol di Lovric nel primo tempo ha risposto ad inizio ripresa Victor Osimhen. Il gol del pareggio che ha significato la matematica certezza della vittoria dello scudetto e la festa dei tifosi napoletani.

Scontri si sono verificati in campo quando alcune decine di tifosi dell’Udinese sono scesi in campo dove era in corso una pacifica invasione di campo da parte dei tifosi del Napoli. Dopo qualche scaramuccia con i supporter azzurri che si sono ritirati e l’azione delle forze dell’ordine, la situazione è tornata lentamente alla normalità.

Il momento è arrivato, il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Il Friuli, pur se quasi tutto addobbato d’azzurro, non è il Maradona, ma va bene lo stesso, perchè finalmente la vera festa per lo scudetto può finalmente cominciare. Il Napoli è dovuto arrivare fino a Udine per mettere il sigillo ad una stagione mirabolante, straordinaria, conquistando contro l’Udinese, e non senza fatica, il punto decisivo, a cinque giornate dal termine. La rete a inizio ripresa di Osimhen – e chi se no? – ha annullato quella nel primo tempo di Lovric e ha messo fine alla spasmodica attesa per l’inizio delle celebrazioni e dal Nord Est alla Campania, ma anche in tutta l’Italia dove c’è un cuore azzurro. Il fischio finale ha aperto il sipario su una notte indimenticabile, che sarà comunque il prologo di un programma di festeggiamenti che culminerà il 4 giugno, con l’ultima giornata di campionato. Dopo aver mancato il match point domenica scorsa contro la Salernitana, che avrebbe regalato alla squadra di Luciano Spalletti il primato assoluto di laurearsi campione con sei giornate d’anticipo, il Napoli ha rischiato anche alla Dacia Arena di dover rimandare ancora l’appuntamento con lo storico traguardo che si è costruito con una stagione eccezionale per qualità del gioco, continuità e furore agonistico, che non poteva non lasciare qualche strascico.

Per saltare l’ultimo ostacolo, Spalletti ha messo in campo la squadra migliore possibile, considerate anche le assenze di Mario Rui e Politano, con Ndombele titolare a centrocampo al posto di Zielinski ed Elmas schierato in attacco con i fuoriclasse Osimhen e Kvaratskhelia. In un copione prevedibile, con gli azzurri in costante controllo del gioco e l’Udinese molto coperta, Osimehn è stato subito tra i più attivi, ma alla prima occasione a sbloccare il risultato sono stati i bianconeri, al 13′, con Lovric lasciato libero in area di mirare e centrare la porta alla sinistra Meret. Dopo un momento di sbandamento, il Napoli si è rigettato in avanti e sè è quasi procurato un rigore con Kvara per un contrasto giudicato però regolare da Abisso e dal check al Var. Sotto la spinta della stragrande maggioranza dei 25mila tifosi, senza contare i 50mila al Maradona, gelati dalla rete di Lovric, gli azzurri hanno ancora aumentato il possesso palla, ma senza creare vere occasioni ed è stato piuttosto Lovric a mettere ancora in difficoltà Meret con un tiro da fuori area. Nella ripresa, Spalletti ha aspettato prima di modificare qualcosa, dando fiducia ai suoi e ha avuto ragione. Al 7′, in un’azione finalmente degna del miglior Napoli, i due trascinatori della squadra hanno messo insieme la rete del pareggio: un tiro di Kvaratskhelia respinto da Silvestri ha offerto l’occasione a Osimhen per la sua 22/a rete in campionato.

Il gol del nigeriano ha dissipato le nubi del dubbio, della paura, facendo esplodere la Dacia Arena, e di riflesso il Maradona, in un boato continuo durato minuti, con decine di fumogeni stati accesi e centinaia di bandiere sventolanti. La partita è continuata, ma la cronaca si è fermata lì, lasciando spazio alla storia, alla gloria per il condottiero Spalletti e la sua squadra, che si affianca a leggende come il grande Torino del 1948, proprio nel giorno del ricordo della tragedia di Superga nel 1949 e la Fiorentina 1956, e poi all’Inter 2007 e alla Juventus 2019, le sole finora a vincere lo scudetto a cinque giornate dal termine. Immediata è stata l’invasione di campo, con i calciatori e il tecnico travolti da una folla festante. Da 33 anni si aspettava questo momento, anche nel nome e nel ricordo di Diego Armando Maradona.

Fuochi d’artificio, botti, fumogeni, clacson e trombette: Napoli è in delirio – il rumore è assordante – al fischio finale della partita di Udine che ha assegnato alla squadra di Spalletti il terzo scudetto della sua storia. Lo stadio Maradona, dove cinquantamila tifosi si sono riuniti per guardare il match sui maxi-schermi è letteralmente esploso. Ma alle stesse scene di giubilo si assiste ovunque in città, il cui centro è off limits alle auto e presidiato dalle forze di polizia, a cominciare dal largo Maradona, ai Quartieri Spagnoli, tempio laico del tifo azzurro. “Una giornata storica, grazie Napoli”, dice una tifosa piangendo.

“Finalmente! Gli azzurri hanno vinto uno scudetto stra-meritato per gioco, passione e mentalità. Una squadra di giovani talenti, una società sana e un pubblico di tifosi straordinari: un mix vincente che rappresenta soltanto l’inizio di un ciclo di successi. Tutta Napoli, con gioia e responsabilità, ha sostenuto i giocatori: una squadra e una città vincenti oggi e in futuro. La visione e la programmazione a lungo termine pagano, a noi il compito di continuare a tenere sempre alto il nome di Napoli”. Così il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi subito dopo aver assistito allo stadio Maradona alla vittoria matematica dello scudetto.

Festa “fragorosa” a Napoli, feriti da botti e un morto che sembra non c’entri coi festeggiamenti

Nella notte una persona è morta a Napoli e altre 6 persone sono rimaste ferite durante i festeggiamenti. Secondo quanto apprende l’Ansa, un 26enne è morto in seguito a un colpo di arma da fuoco, ma non sarebbe legato alla festa del Napoli. Altre tre persone sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco e tre dall’esplosione di petardi. Questi ultimi, tutti feriti alle mani, sono stati ricoverati al Vecchio Pellegrini.

La festa sul sito della società partenopea

“Campioni d’Italia, Campioni d’Italia, Campioni d’Italia! Il Napoli vince il terzo scudetto della sua storia. L’ultima volta accadde 33 anni fa, nel 1990. Quello era il Napoli dello splendore maradoniano, delle stimmate messianiche del D10S che adesso veglia e sorride dall’alto sulla Cattedrale a cielo aperto dedicata al suo nome. Questo è il Napoli dell’imprimatur illuminato e visionario di Aurelio De Laurentiis, di una Società virtuosa, di una dirigenza ispirata, della sopraffina strategia tattica e della dialettica sagace di Luciano Spalletti.

Il Napoli di un gruppo meraviglioso che ha portato in giro l’Enorme Bellezza di una squadra che inciderà a caratteri dorati e cubitali il proprio nome nel marmo della leggenda. Ad Udine finisce 1-1 col gol di Osimhen, l’Uomo Mascherato che diventa immagine iconica destinata alla più raffinata filatelia. E’ la tappa finale di una corsa leggendaria. Termina la partita e comincia la festa infinita che parte dal Friuli e arriva al Maradona attraversando tutto il Continente e lo Stadio virtuale di una comunità planetaria senza confine.

4 maggio 2023: la storia ha voluto ancora una data. L’urlo sale dal profondo dell’anima e tocca le corde del cuore, come una soave melodia angelica. Napoli è la Capitale della felicità. Da qui all’Eternità. Dipingiamo l’Universo di azzurro e balliamo sul Mondo. Popolo d’amore, Terra immortale di romantici sognatori e invincibili Eroi. Abbracciamoci forte. I CAMPIONI SIAMO NOI!”.
E’ questo il post che si legge sul sito del Napoli calcio.


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