Assenteismo a Melito, dal barbiere o al mercato. NOMI/VIDEO/DETTAGLI

Carlomagno

assenteismo comune di Melito Porto SalvoAvevano il dono dell’ubiquità al comune di Melito Porto Salvo, cioè trovarsi al lavoro e, al tempo stesso, in altri luoghi. L’obiettivo era semplice: percepire non solo lo stipendio senza lavorare, ma anche lo straordinario.

C’era ad esempio chi andava al mercato a fare la spesa, chi stava in auto a leggere il giornale, chi effettuava sortite in circoli ricreativi, in supermercati o nei bar, taluni si recavano dal barbiere, chi presenziava a cerimonie funebri; chi, prediligeva prendersi cura del proprio appezzamento di terreno, chi si teneva in forma con delle vere e proprie sessioni di “running” quotidiane della durata di 30 minuti cadauna, svolte all’interno del chiostro di un edificio comunale. Il tutto ovviamente e rigorosamente in orario di lavoro.

E’ questo ciò che hanno scoperto i carabinieri di Melito Porto Salvo, insieme alla polizia municipale, indagando su un presunto giro di assenteismo nel comune del reggino la cui inchiesta, messa in piedi dalla procura di Reggio Calabria, è culminata stamane con 7 arresti domiciliari nei confronti di Francesco Albano di 61 anni, dipendente dell’Ufficio Anagrafe; Giovanni Attinà (44), dipendente dell’Ufficio Anagrafe; Giuseppe Attinà (62), messo notificatore; Antonino Gatto (64), dipendente dell’ufficio “Opere pubbliche e manutenzione”; Vincenzo Manti (56), Architetto, dirigente pro-tempore dell’ufficio “S.U.A.P. – Urbanistica”; Giuseppe Marino (64) dipendente dell’Ufficio Anagrafe e Francesco Praticò (43) dipendente dell’Ufficio Anagrafe.

Dalle indagini è emerso come gli indagati oltre che scambiarsi reciprocamente i badges personali, eludendo cosi il sistema di rilevazione elettronica delle presenze, si dedicavano alle più svariate attività personali.

I fatti risalgono al periodo compreso tra i mesi di marzo ed aprile del 2016. Visto l’approssimarsi delle consultazioni referendarie che si sarebbero poi svolte il successivo 17 Aprile, vennero stanziate alcune somme di denaro che sarebbero dovute servire, ai competenti uffici comunali, proprio per far fronte ai pagamenti delle ore di lavoro per il cosiddetto “straordinario elettorale”.

Le attività investigative, durate circa due mesi, hanno permesso di accertare come un nutrito numero di dipendenti, pur risultando regolarmente in ufficio a prestare ore di straordinario in favore dell’Ente pubblico di appartenenza si trovassero, invece, in altri luoghi privati.