I carabinieri di Crotone hanno eseguito una misura di custodia cautelare in carcere a carico di Annunziato Lerose, di 61 anni, ritenuto l’autore del duplice omicidio consumato nelle campagne di Pallagorio, il 22 dicembre 2018 in cui due allevatori del posto, Francesco Raffa e il figlio Saverino, furono barbaramente uccisi a colpi di fucile.
Lerose, come le vittime è di San Nicola dell’Alto, un paese vicino a Pallagorio. L’uomo, adesso pensionato, in passato faceva l’agricoltore. Il movente del duplice omicidio è riconducibile a contrasti di vicinato con le vittime.
La svolta nelle indagini è arrivata a conclusione di attività tecniche sulla scena del crimine, a casa dell’indagato e dall’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza.
In particolare – spiegano gli investigatori – Lerose, conoscendo le abitudini delle vittime, predisponeva un fucile calibro 12 e lo riponeva all’interno della propria autovettura, tramite una strada isolata, giungeva nei pressi dell’azienda agricola dei Raffa, occultava il proprio veicolo e a piedi raggiungeva il luogo ove i due allevatori, a bordo della loro Suzuki Samurai, risalivano la strada che dalla loro azienda porta al cancello che ne delimita l’accesso.
Quando Francesco Raffa alla sua vista arrestava il veicolo e abbassava il finestrino (verosimilmente per chiedergli cosa volesse) dapprima Lerose puntava il fucile contro di lui esplodendo tre colpi e successivamente quando Saverino Raffa, già ferito, scendeva dal mezzo di trasporto per cercare di guadagnare la fuga lo raggiungeva e gli esplodeva contro due colpi mortali.
Secondo l’accusa, Annunziato Lerose avrebbe premeditato l’omicidio perché, già da tempo serbava rancore nei confronti delle vittime ritenute colpevoli di non essersi (alcuni anni prima) adoperate ad aiutarlo per individuare i responsabili del furto di un attrezzo agricolo che gli era stato sottratto, e, successivi dissidi riconducibili a problematiche legate ai terreni, lo hanno determinato nel proposito criminoso.
L’attività investigativa è stata sviluppata eseguendo scrupolosi rilievi sulla scena del crimine e a casa dell’autore che hanno permesso di ottenere importanti riscontri tecnico-scientifici a seguito di esami di laboratorio effettuati presso il R.I.S. di Messina.
L’indagato era stato sottoposto a prelievi per la ricerca di residui dall’esplosione di colpi di arma da fuoco (STUB) su superfici cutanee ed indumenti e gli esiti hanno evidenziato la presenza di particelle che per composizione e disposizione possono essere classificate come derivanti da colpi d’arma da fuoco. Anche i prelievi eseguiti all’interno dell’abitacolo della sua autovettura hanno evidenziato la presenza di particelle derivanti da colpi d’arma da fuoco.
A completare il quadro indiziario anche importanti testimonianze, il racconto ricco di contraddizioni del presunto autore dell’efferato delitto e della moglie, l’analisi dei tabulati telefonici delle vittime e di numerose immagini acquisite da molteplici sistemi di videosorveglianza pubblici e privati e un’efficace attività informativa a livello locale. Tutto ciò ha consentito di individuare il presunto responsabile del gravissimo episodio delittuoso ed il movente, da ricondurre a dissidi tra confinanti di terreno.