Resta l’unica che va a processo la ginecologa coinvolta nella morte di un neonato all’ospedale di Cosenza a dicembre 2013. Il gip presso il tribunale bruzio Francesco Luigi Branda nell’ordinare al pm Antonio Tridico di formulare il capo di imputazione per avviarsi alle udienze ha disposto l’archiviazione per due colleghi del medico perché non sono emersi elementi di colpa a loro carico (erano entrati in servizio dopo che il bimbo era morto).
Il fascicolo era stato aperto con l’ipotesi di omicidio colposo. La ginecologa, oltre a essere di turno in quel drammatico giorno, era anche la ginecologa di fiducia dei genitori del piccolo deceduto. La decisione del gip è stata assunta ad esito dell’udienza camerale dello scorso 20 novembre relativa all’opposizione promossa dalle parti offese nei confronti dell’archiviazione richiesta da parte del pubblico ministero.
Il gip nel dispositivo ha osservato che “le indagini svolte impongono un approfondimento dibattimentale nei confronti del medico”, rilevando che “gli stessi consulenti del pm evidenziavano che la ginecologa, nel prescrivere il tracciato cardiotocografico – poi, di fatto mai effettuato – ne riconosceva la sua importanza predittrice, ma, allo stesso tempo, ometteva del tutto di monitorare la partoriente”.
Per come si svolsero i fatti, è scritto in una nota dell’avvocato Margherita Corriere, legale dei genitori del neonato, “non solo non fu eseguito il tracciato, ma non venne effettuata nemmeno la semplice auscultazione del battito cardiaco del bimbo, né tantomeno vennero valutate le condizioni cliniche della giovane donna”.
Il gip, dopo aver esaminato tutta la documentazione, ha rilevato come siano state incomplete e generiche le tesi dei consulenti del pm, che non rispecchiano un’accurata analisi del caso concreto in esame, mentre le parti offese, con il loro consulente, prof. Sergio Funicello, hanno confutato le loro asserzioni, producendo una documentazione scientifica attestante l’assoluta rarità dei casi in cui la presenza di un nodo vero conduca a morte prenatale.
Si rimane, quindi, in attesa del dibattimento, che, con quella dialettica che gli è propria, condurrà certamente alla soluzione del caso. I genitori del neonato morto, supportati dall’avvocato Corriere, confidano nella giustizia e desiderano fare chiarezza sulla morte del loro piccolo Francesco, a cui è stato impedito di avere una sua vita, una sua famiglia e due genitori che lo attendevano con tanto amore.