Sfruttavano immigrati pagandoli in base al colore della pelle, arrestati 2 fratelli

Carlomagno

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caporalato arrestati ad Amantea in fratelli Francesco Arlia Ciommo, Giuseppe Arlia Ciommo

Non soltanto avrebbero sfruttato gli immigrati di un centro di accoglienza, ma una volta al lavoro nei campi agricoli li avrebbero pagati anche in base al colore della pelle: se era un “bianco” gli davano la paga “normale”, se erano invece africani gli davano fino a 10 euro in meno, ovviamente tutto in nero e in condizioni lavorative umilianti e disumane: Lavoro sporco, insomma, da cui prende il nome dell’operazione scattata all’alba.

L’ennesimo caso di caporalato arriva da Amantea, centro del basso Tirreno cosentino dove i carabinieri della compagnia di Paola hanno arrestato e posto ai domiciliari due fratelli imprenditori agricoli del luogo, Francesco e Giuseppe Arlia Ciommo, di 48 e 41 anni, con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata dalla discriminazione razziale. Sequestrati beni nella disponibilità dei due indagati per circa un due milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Paola Maria Grazia Elia su richiesta del pm della locale procura, Anna Chiara Fasano.

Le indagini avrebbero permesso di accertare che i rifugiati, principalmente provenienti dal Nigeria Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in una via parallela del Centro di accoglienza “Ninfa Marina” e portati a lavorare presso l’azienda agricola dei due fratelli arrestati.

I rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori in nero provenienti principalmente dalla Romania e dall’India, ma, “incredibilmente, – sostiene l’accusa – la paga variava in base al colore della pelle. In particolare, i “bianchi” avevano diritto a 10 euro in più degli africani, infatti i primi prendevano 35 euro al giorno, mentre ai secondi venivano elargiti solo 25, tutto in nero”.

Le indagini hanno avrebbero anche fatto emergere le condizioni di lavoro degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori in nero: dormivano in baracche, mangiavano a terra ed erano sottoposti a stretta e severa sorveglianza da parte dei due fratelli arrestati.

IL MINISTRO MARTINA: “FATTO CHE LASCIA SGOMENTI”

“Quanto scoperto in Calabria – ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina che recentemente ha introdotto la nuova legge di contrasto al caporalato – lascia sgomenti: lo sfruttamento del lavoro con l’aggravante della discriminazione razziale è intollerabile sotto ogni punto di vista. Ringrazio le forze dell’ordine – ha sottolineato il ministro – per il forte lavoro di contrasto all’inaccettabile piaga del caporalato in agricoltura. Casi come questo dimostrano ancora una volta quanto fosse necessaria la nostra legge per tutelare ovunque e prima di tutto la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli”.

LA SORELLA DIFENDE I FRATELLI: “NOI SEMPRE ONESTI E RISPETTOSI DELLA LEGGE”

“E’ incredibile ciò che è successo alla nostra famiglia. Abbiamo sempre rispettato la legge”. A dirlo in varie interviste apparse in tv è stata la sorella dei fratelli Arlia Ciommo di Amantea finiti ai domiciliari dopo l’inchiesta della procura di Paola. “Siamo tre famiglie che campiamo onestamente del nostro lavoro”, ha detto la donna.