Ci sono alcuni appalti pilotati in cambio di utilità, come assunzioni e altro, al centro dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria culminata stamani con l’arresto del sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari e dei vertici della “Caronte & Tourist”, la società di traghettamento nello Stretto di Messina, oltre a diversi dipendenti comunali e professionisti.
L’indagine, in codice “Cenidi”, condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, avrebbe svelato un presunto intreccio corruttivo che avrebbe dovuto portare utilità ad alcuni dipendenti del comune in cambio di alcune concessioni.
I nomi degli indagati
In carcere sono finiti Francesco Sincero Antonio Morabito, di 61 anni (attuale responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa San Giovanni); Giancarlo Trunfio, di 65 anni (dipendente del Comune e facente funzioni di responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa San Giovanni),
Ai domiciliari Giovanni Siclari, di 49 anni (Sindaco del Comune di Villa San Giovanni); Antonino Repaci, di 78 anni (Presidente del Consiglio di Amministrazione della società di navigazione “Caronte & Tourist S.p.A.”); Calogero Famiani, di 54 anni, (Amministratore Delegato della società di navigazione “Caronte & Tourist S.p.A.”); Vincenzo Bertuca, di 64 anni (pensionato, già agente della Polizia Municipale del comune di Villa San Giovanni);
Gaetano Bevacqua, di 59 anni (imprenditore nel settore della ristorazione); Giovanni Marco Morabito, di 30 anni (ingegnere); Alessandro Taverriti, di 60 anni (ingegnere); Tindara Orsina, di 51 anni (architetto); Antonio Artino, di 52 anni (architetto);
I seguenti indagati, tutti dipendenti del comune di Villa San Giovanni, sono stati destinatari di misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblici ufficio servizi per la durata di 12 mesi. Si tratta di Francesca Gangemi, di 64 anni; Giovanna Tedesco, di 45 anni; Mario Pitasi, di 63 anni; Vincenzo Cama, di 58 anni; Rocco Messina, di 66 anni; Alessandro Iacono, di 40 anni (ingegnere), infine, è stato destinatario di misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere per la durata di mesi 12.
L’inchiesta
L’attività investigativa, coordinata dai sostituti procuratori distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso, prende le mosse dal riscontro delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Vincenzo Cristiano.
La figura centrale emersa nell’ambito dell’indagine, denominata “Cenide”, è quella dell’ingegnere Francesco Morabito, attuale responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa San Giovanni, il quale nel periodo delle investigazioni – secondo l’accusa – si sarebbe reso responsabile di plurime condotte illecite integranti ipotesi di corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato.
La principale vicenda corruttiva su cui è stata posta attenzione investigativa è stata l’esecuzione del “progetto per la riorganizzazione dell’area Villa AGIP con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione” ad opera della società Caronte & Tourist S.p.A.
Tale vicenda ha visto da un lato il coinvolgimento di Antonino Repaci e di Calogero Famiani, rispettivamente Presidente del Consiglio di Amministrazione ed Amministratore Delegato della società Caronte & Tourist S.p.A., e dall’altro il diretto interessamento di Francesco Morabito e del geometra Giancarlo Trunfio, i quali avrebbero agevolato, con atti contrari ai propri doveri d’ufficio, la realizzazione dei lavori di ammodernamento della nuova biglietteria automatica.
In particolare, in cambio della promessa di assunzione di Gianluca Trunfio, figlio del Giancarlo, da parte della Caronte & Tourist S.p.A., Francesco Morabito e Giancarlo Trunfio avrebbero adottato un provvedimento autorizzativo illegittimo a firma del Trunfio al fine di consentire alla “Caronte & Tourist S.p.A.” la rapida realizzazione dell’opera, in assenza di un regolare titolo edilizio.
Sempre nell’ambito dell’esecuzione di questa opera, sarebbero state registrate ulteriori condotte corruttive, attraverso cui i manager indagati, avrebbero promesso di elargire utilità ad amministratori comunali, che in cambio avrebbero asservito la loro pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione.
Nello specifico, Antonino Repaci si sarebbe mosso anche con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, al fine di assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la sua società aveva progettato la realizzazione dei lavori, area che tuttavia risultava di proprietà ANAS.
Le investigazioni hanno accertato anche un altro episodio corruttivo che ha visto protagonista ancora una volta Francesco Morabito, il quale avrebbe agevolato l’iter procedimentale delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore operante nell’ambito della ristorazione e gestore della sala ricevimenti “Villa Chiringuito”, sita in località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò, spiega l’accusa, in cambio di ingiusti vantaggi economici, quali cene gratuite o con rilevanti sconti economici per sé e per altri.
L’indagine ha inoltre consentito di constatare come l’ingegnere Francesco Morabito avrebbe illecitamente indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva per le opere di riqualificazione del lungomare Fata Morgana di Villa San Giovanni in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti, in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neo laureato in ingegneria.
Con le medesime modalità illecite, l’ingegnere Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, secondo gli inquirenti avrebbe turbato la gara per conto del Comune di Villa San Giovanni per l’aggiudicazione in favore della Cooperativa Sociale Pandora degli appalti relativi all’affidamento del “servizio di pulizia locali edificio comunale” negli anni 2014 e 2016.
In particolare Morabito avrebbe concordato con Lucia Bertuca e Vincenzo Bertuca (la prima quale amministratore unico e rappresentante legale della cooperativa e il secondo quale titolare di fatto dell’azienda) la presentazione dell’offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo loro, preventivamente, l’aggiudicazione dell’appalto. Tale contestazione risulta aggravata dalle modalità mafiose, perché commessa in concorso con Vincenzo Cristiano, oggi collaboratore di giustizia e all’epoca appartenente alla cosca di ‘ndrangheta Bertuca, operante nel mandamento di Reggio Calabria.