Attentato a Lamezia Terme, arrestati Davide Belville e Francesco Gigliotti

Carlomagno
Davide Belville e Francesco Gigliotti
Da destra i due presunti autori Davide Belville e Francesco Gigliotti

Svolta nelle indagini sull’eclatante attentato dinamitardo alla panetteria Angotti consumato la sera del 30 marzo scorso in pieno centro a Lamezia Terme.

Gli agenti della Squadra mobile della Questura di Catanzaro hanno arrestato stamattina i presunti autori. Si tratta dei Davide Belville, di 21 anni e Francesco Gigliotti, di 28 anni, entrambi con precedenti e lametini. Gli arrestati, oltre all‘attentato dal “Fornaio” sono ritenuti responsabili anche di una tentata rapina nella abitazione di una anziana signora, pesantemente malmenata nella circostanza, per cui sono stati tradotti in carcere.

A carico dei due sono stati emessi due distinti provvedimenti restrittivi. Per l’attentato alla panetteria è intervenuta con un decreto di fermo la Dda di Catanzaro (Gratteri, Bombardieri e Romano).

In questo caso, Gigliotti e Belville sono accusati di danneggiamento, possesso di esplosivo ed esplosioni pericolose, aggravate dalla metodologia mafiosa. Mentre per la tentata rapina dall’anziana è stata emessa una ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal gip lametino su richiesta del procuratore della Repubblica Salvatore Curcio, per i reati di tentata rapina aggravata e furto aggravato in abitazione.

Le misure cautelari applicate si basano – spiegano gli inquirenti – sulla attività investigativa compiuta da personale del Commissariato di Lamezia Terme e della Squadra Mobile di Catanzaro ed in particolare sulle indagini avviate il 10 marzo 2017, quando due soggetti, che poco prima si erano resi responsabili di un furto in abitazione, si introdussero, dopo aver divelto la porta di ingresso, nell’abitazione, poco distante, di un’anziana donna alla quale, sotto minaccia e malmenandola pesantemente, intimarono di consegnare soldi e gioielli salvo poi fuggire a causa del sopraggiungere di un’autovettura.

Quelle indagini consentirono di identificare, come possibili autori dei gravi fatti Belville e Gigliotti, immortalati da telecamere di sorveglianza poco dopo la commissione del reato, a carico dei quali la Procura della Repubblica di Lamezia Terme disponeva tutta una serie di approfondimenti investigativi, anche a mezzo di intercettazioni.

GUARDA L’ATTENTATO RIPRESO DALLE TELECAMERE

Proprio quelle attività tecniche permettevano agli investigatori di acquisire significativi elementi in ordine al coinvolgimento del Davide Belville e Francesco Gigliotti nell’attentato dinamitardo perpetrato il 30 marzo scorso allorché nei pressi della saracinesca della panetteria “il Fornaio”, nel cuore di Lamezia Terme, veniva fatto esplodere un ordigno esplosivo di micidiale potenzialità che determinava gravi danni all’esercizio, a numerose autovetture e ad altri negozi ed abitazioni prospicienti.

Infatti, a seguito dell’attentato, sul cui movente sono in corso ulteriori indagini, personale della Squadra mobile e del Commissariato di Polizia lametino, riusciva, attraverso l’analisi dei filmati registrati da numerose telecamere cittadine, a ricostruire il percorso effettuato dai presunti autori del danneggiamento per giungere sul luogo del delitto, riscontrando i dati di sospetto emersi dai rapporti telefonici fra Belville e Gigliotti intercorsi poco prima dell’esplosione.

Le immagini dei circuiti dimostrerebbero come i due giovani, dopo essersi accordati telefonicamente, si sarebbero incontrati nei pressi della abitazione di Davide Belville, e insieme hanno attraversato la città a bordo di un motorino condotto di Francesco Gigliotti. Giunti in via Piave, i due avrebbero collocato l’ordigno per poi darsi alla fuga senza quasi curarsi della presenza, nei pressi, di persone che solo per un caso fortunato non sono rimaste coinvolte nell’esplosione che certamente poteva determinare conseguenze ancor più gravi.

Plauso è stato espresso per l’operazione dal sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro che all’indomani dell’attacco bombarolo al panificio aveva espresso solidarietà alla famiglia Angotti e definito l’azione come “vigliacca”.