I carabinieri del nucleo investigativo di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Catania, nei confronti di nove soggetti ritenuti appartenenti al gruppo criminale facente capo a Michele D’Avola, operante sui territori di Vizzini e Francofonte e legato ai clan mafiosi Santapaola – Ercolano di Catania e Nardo di Lentini.
Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso e di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso.
Si tratta di Gianluca Giarrusso, di 35 anni, Erson Zhuka, (33); Gesualdo Montemagno, (33), già detenuti. Poi Massimiliano Lo Presti, (34), Orazio Lucifora, (37) e Carmela Quaderno, (47); finiti in carcere. Infine Gianluca Giarrusso, (33) e Giuseppe Prossimo, (31), arresti domiciliari.
L’indagine, prosecuzione di quella denominata “Ciclope”, avviata dai carabinieri a seguito di alcuni gravissimi episodi delittuosi verificatisi negli anni 2012/2013 nei territori di Francofonte, Vizzini e Grammichele, supportata da indagini tecniche e dinamiche poi riscontrate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha consentito di accertare l’esistenza di un’organizzazione mafiosa operante nei territori di Vizzini (Catania) e Francofonte (Siracusa) e di ricostruirne la struttura organizzativa.
A partire dal novembre 2012, nell’area del Calatino si registravano, a distanza di breve tempo l’uno dall’altro, quattro omicidi e due tentati omicidi in danno di soggetti collegati, a vario titolo, a gruppi ben inseriti nel tessuto criminale della zona.
Il numero elevato di omicidi, la sequenza temporale ravvicinata con la quale essi si erano susseguiti e le modalità esecutive, dimostravano l’esistenza di una faida in atto che aveva fine solo con l’esecuzione, in data 19 settembre 2013, di un provvedimento di fermo emesso dalla Dda etnea nei confronti di Antonino Alfieri, Alfio Centocinque, Salvatore Guzzardi, Salvatore Navanteri, Cristian Nazionale, Luciano Nazionale, Michele Ponte, Luisa Regazzoli (convivente di Salvatore Navanteri) e Vito Tommaso Vaina, ritenuti responsabili dei reati di associazione mafiosa e, limitatamente a Salvatore Guzzardi e Luciano Nazionale, di concorso nel tentato omicidio di Salvatore Navanteri, avvenuto a Francofonte l’ 8 agosto 2013.
Ulteriori riscontri investigativi permettevano di eseguire, in data 10 ottobre 2013, un provvedimento restrittivo nei confronti dello stesso Michele D’Avola per associazione di tipo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti. Tutti i predetti sono stati rinviati a giudizio innanzi al Tribunale di Caltagirone, ed il processo nei loro confronti si avvia a ormai conclusione.
Gli elementi emersi nel corso delle indagini svolte successivamente alla esecuzione dei citati provvedimenti cautelari consentivano non solo di riscontrare ulteriormente il ruolo di vertice rivestito dal D’Avola, ma anche di appurare che il comune di Vizzini era la base da cui operava un gruppo dedito al traffico ed allo spaccio di grosse quantità di sostanze stupefacenti provenienti dall’Albania e successivamente immesse nell’area calatina della provincia etnea e di Siracusa, con ramificazioni anche nell’area iblea.
La prosecuzione dell’attività investigativa, in particolare, ha fatto emergere il ruolo di figure di rilievo quali Carmela Quaderno, convivente dello stesso D’Avola, e Gianluca Giarrusso, classe 1982, il quale ha attivamente svolto il ruolo di “reclutatore” degli affiliati provvedendo opportunamente, durante la loro detenzione, al sostentamento economico delle loro famiglie anche in relazione alle spese legali.
Dei 9 provvedimenti cautelari, 3 sono stati notificati in carcere ad altrettanti indagati già detenuti per altra causa.