Avrebbe ridotto in fin di vita un anziano che si opponeva a richieste estorsive per dei lavori in uno stabile di un parente. A distanza di quasi tre anni gli inquirenti hanno fatto luce sull’episodio e la Squadra mobile di Reggio Calabria, dopo indagini coordinate dalla locale Procura, ha arrestato tre persone accusate a vario titolo di tentata estorsione aggravata in concorso, lesioni personali gravi, minacce e calunnia.
In carcere finisce Renato Quattrone, imprenditore edile di 53 anni, pregiudicato ritenuto intraneo alla cosca di ‘ndrangheta Serraino di Reggio. Ai domiciliari vanno Giuseppe Turoni, di 38 anni e Carmelo Ficara, 61 anni, entrambi reggini.
I fatti risalgono al 2015, allorquando, a Reggio un uomo anziano veniva brutalmente aggredito con calci e finanche con l’uso di un tirapugni, subendo gravi lesioni, come un trauma cranico e la frattura scomposta pluriframmentata del femore destro, a causa delle quali riportava l’indebolimento permanente della gamba destra con impossibilità di deambulare correttamente.
Le indagini condotte dalla Polizia di Stato hanno acclarato che l’aggressione è stata funzionale all’illecita richiesta estorsiva del pagamento di un’ingente somma di denaro come corrispettivo ulteriore (3.000 euro), rispetto alla somma pattuita (30.000 euro) per la realizzazione da parte di Renato Quattrone, imprenditore edile, dei lavori di rifinitura di uno stabile di proprietà dei figli della vittima.
Nel corso delle indagini gli investigatori hanno acclarato che Renato Quattrone si è servito degli altri due indagati per rivolgere minacce implicite e larvate contro tutto il nucleo familiare della vittima attraverso il metodo della cosiddetta “ambasciata”.
Renato Quattrone, sul cui capo pendono le accuse più gravi, è indagato anche per calunnia aggravata avendo denunciato i figli dell’anziana vittima per minaccia e lesioni. L’uomo è soggetto gravato da numerosi precedenti penali.
Quattrone annovera condanne penali per furto, rapina, porto e detenzione illegale di armi, tentata estorsione, ricettazione ed associazione a delinquere di stampo mafioso, essendo stato ritenuto, con sentenza definitiva della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria emessa nel processo scaturito dall’operazione “Olimpia”, intraneo alla cosca Serraino.