Traffico illecito di rifiuti, arresti e diversi indagati. Sequestrati beni e impianti

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

E’ di venti indagati il bilancio di un’operazione dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro, supportati da altri reparti dell’Arma, in relazione all’ipotesi di traffico illecito di rifiuti.

L’inchiesta condotta dai militari, in codice “Fangopoli”, è stata coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha svelato l’esistenza di un’organizzazione dedita allo smaltimento illecito di rifiuti che avrebbero dovuto essere trattati a norma di legge.

In particolare, nei confronti di 6 indagati è stata adottata la misura cautelare degli arresti domiciliari, per 10 quella dell’obbligo di dimora e altri 4 quella del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa nel settore ambientale e a ricoprire qualunque carica all’interno delle società del settore ambientale.

Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, di un complesso immobiliare a destinazione industriale di una Srl con sede a Curinga, nel catanzarese, di due impianti di recupero e trattamento rifiuti (riconducibili a due distinte Srl) rispettivamente ubicate ad Amaroni (Catanzaro) e Cotronei (Crotone), e di 17 automezzi.

La complessa attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, è stata svolta dal Nucleo operativo ecologico di Catanzaro unità specializzate dipendente dal neo istituito Gruppo Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica di Palermo, e scaturisce dalle attività del comparto centrale dei Carabinieri Tutela dell’Ambiente e della Transizione Ecologica, volte a individuare, nel settore ambientale, le ipotizzate illecite ingerenze nei flussi di investimento pubblico previsti dalla missione 2 del PNRR “rivoluzione verde e transizione ecologica”.

Gli esiti investigativi, accolti nella ordinanza cautelare, hanno delineato la gravità indiziaria circa la presunta “attività organizzata per il traffico di rifiuti”.

In particolare i gravi indizi riguardano complessi ed articolati traffici di rifiuti, riconducibili a tre società della provincia di Catanzaro e di Crotone, consistenti nel trasporto di rifiuti della frazione organica provenienti dalla raccolta differenziata di comuni calabresi e siciliani, con riguardo a fanghi da depurazione provenienti da impianti comunali calabresi, nonché ad altre tipologie di rifiuti compresi materiali misti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, e il successivo stoccaggio presso le sedi o gli impianti delle predette società.

Ciò allo scopo di ridurre il numero dei trasporti verso gli impianti di destinazione finale, caricando fino alla massima capienza gli automezzi, anche miscelando tipologie di rifiuto diverso, e, quindi, abbattere i costi connessi al servizio.

La movimentazione dei rifiuti sarebbe avvenuta con l’emissione di Fir (Formulario di identificazione dei rifiuti) in numero superiore rispetto ai rifiuti stoccati e trattati negli impianti, attestando falsamente la ricezione e l’invio a trattamento di ingenti carichi di rifiuti di cui si sarebbe fatta perdere la tracciabilità mediante la combustione e la distruzione, nonché con l’individuazione di impianti adibiti a discariche abusive di rifiuti speciali, non pericolosi, ove i rifiuti venivano anche interrati.

In tale contesto, i militari del Noe di Catanzaro, nel corso delle indagini, hanno effettuato numerosi interventi volti ad evitare ulteriori e più gravi impatti ambientali, mediante plurimi controlli che hanno consentito di documentare multipli episodi di interramento di rifiuti e, in un caso, anche l’illecita combustione degli stessi.
Il provvedimento cautelare reale ha riguardato anche tre impianti di gestione rifiuti presso i quali si è riscontrato lo smaltimento di rifiuti mediante combustione e sversamento in corsi d’acqua superficiali.