Glicine, Gratteri: “Vero e proprio abbraccio tra ‘ndrangheta e politica”

Carlomagno

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“Rapporti sistematici” con la politica, anche quella con ruoli apicali a livello regionale, per condizionare l’esito di alcune elezioni e per allungare le mani su appalti, incarichi, nomine, assunzioni nelle istituzioni del Crotonese, e poi tutta una serie di attività illegali che arrivava a coprire tutta la gamma del codice penale. Sono questi i tratti caratteristici della cosca dei “Papaniciari” dominante a Crotone, disarticolata dall’odierna operazione del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri.

A delineare gli affari e le cointeressenze di un’organizzazione ‘ndranghetista di altissimo rango criminale sono stati gli stessi investigatori nel corso di una conferenza stampa nella sede della Procura di Catanzaro. Numeri imponenti, quelli del blitz, che ha portato all’esecuzione di una quarantina di misure cautelari e a centinaia di avvisi di garanzia: anche indagati “eccellenti” nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, che vede coinvolti esponenti politici di rilievo tra cui Gerardo Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria all’epoca dei fatti contestati, risalenti al periodo temporale tra il 2014 e il 2020; Nicola Adamo, ex vicepresidente della Giunta regionale, ed Enzo Sculco, ex consigliere regionale e punto di riferimento politico nel Crotonese.

“Abbiamo accertato questi rapporti continui e sistematici tra politica, pubblici amministratori, faccendieri che in cambio di appalti e assunzioni si attivavano per procacciare voti, in spregio a qualsiasi regola e a qualsiasi norma, con facilità e arroganza nella gestione della cosa pubblica”, ha spiegato nell’incontro con i giornalisti lo stesso Gratteri parlando di vero e proprio “abbraccio tra ‘ndrangheta e politica”.

A sua volta il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, ha ricordato il “condizionamento esercitato dall’organizzazione ‘ndranghetista sulla pubblica amministrazione”, un condizionamento che si sostanziava a esempio nelle nomine all’Asp di Crotone, nell’individuazione della sede dell’Aterp, l’agenzia per l’edilizia residenziale, al Comune di Crotone, alla Provincia di Crotone e nelle partecipate di questi enti: l’inchiesta – è stato quindi evidenziato dagli inquirenti – ha messo il luce, in particolare, le infiltrazioni della cosca dei “Papaniciari” in numerosi appalti pubblici, da quelli relativi all’Antica Kroton, legata alla vocazione archeologica del territorio pitagorico, a quelli in materia ambientale, e il controllo mafioso anche della festa mariana di Crotone, la cui organizzazione sarebbe stata affidata a un’associazione riconducibile alla consorteria. In più, la cosca dei “Papaniciari”, guidata dallo storico capoclan Domenico Megna, aveva messo le mani sulla filiera del gaming, della vigilanza privata in enti pubblici o allo stadio, e soprattutto si era anche espansa oltre i confini della Calabria, con propaggini in Lombardia, in Emilia Romagna e in Veneto ma anche in Austria e Germania, dove grazie all’attività della Bka, la polizia federale tedesca, il Ros è riuscito a intercettare e bloccare un pericoloso esponente dell’organizzazione.

“La Bka – ha affermato Gratteri – è una delle migliori polizie al mondo, collaboriamo da decenni, purtroppo in Germania non hanno una legislazione favorevole per cui sono costretti a operare con una sola mano, auspichiamo che il prima possibile anche in Germania si facciano modifiche normative che possano rendere più efficace il contrasto alla ‘ndrangheta”.

Per il comandante del Ros, Angelosanto, del resto anche questa indagine “conferma la dimensione ormai internazionale della ‘ndrangheta: abbiamo infatti accertato che la cosca ricorreva ad hacker tedeschi per movimentare denaro su conti correnti online, a dimostrazione del fatto che quando la ‘ndrangheta non ha competenze al suo interno le reperisce subito all’esterno”.

In definitiva – ha quindi sostenuto Gratteri – “un’indagine importante, e anche complicata perché c’erano da controllare nello stesso tempo oltre 100 bersagli, cioè 100 indagati. L’indagine era stata iniziata dalla polizia e dalla Dia di Catanzaro, ma considerate le difficoltà di organico e la vastita dell’indagine, ho chiesto quasi la cortesia al Ros dei carabinieri di distaccare 10 uomini che erano su altre indagini perché era importare concludere questa operazione, che – ha concluso il procuratore capo della Dda di Catanzaro – non doveva restare incompiuta”.