Truffa e peculato, interdette 4 persone, tra cui un medico e 2 infermieri

Operazione di carabinieri e finanzieri. Coinvolto anche un imprenditore del cosentino. Secondo la procura di Catanzaro avrebbero sottratto dispositivi medici e farmaci all'azienda ospedaliero universitaria "Dulbecco" per scopi privati

Carlomagno

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I carabinieri del Nas di Catanzaro ed i militari del Nucleo Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo, nell’ambito di un’operazione denominata “Batticuore”, hanno notificato stamane quattro misure interdittive ad un medico e due infermieri del reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliera “Dulbecco di Catanzaro”, e a un imprenditore del settore medicale del cosentino.

Le accuse nei loro confronti sono di associazione per delinquere finalizzata al peculato e alla truffa ai danni dello Stato e di autoriciclaggio.

I provvedimenti, emessi dal gip di Catanzaro, sono stati adottati nei confronti di un dirigente medico del reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliero universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro (ex ‘Pugliese’) e due infermieri dello stesso reparto, oltre che di un imprenditore di Cosenza operante nel settore dei dispositivi medici ed elettromedicali.

I primi tre destinatari della misura dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di 12 mesi e il quarto interdetto dalla pratica del commercio per la stessa durata. Sequestrati anche i due studi specialistici dove l’oculista praticava la libera professione a Catanzaro e in un comune della provincia.

Il medico, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe anche omesso di versare all’azienda ospedaliera parte dei compensi ritratti dallo svolgimento di attività professionale in regime di intramoenia allargata e relativi cioè alle visite mediche svolte nel proprio studio privato per conto dell’Azienda ospedaliera da cui dipendeva.

Secondo l’accusa, inoltre, con la collaborazione dei due infermieri (legati all’Azienda Ospedaliera da rapporto di lavoro esclusivo), il dottore avrebbe eseguito interventi chirurgici privatamente, pur in assenza di specifica autorizzazione sanitaria, impiegando materiale sanitario sottratto all’Azienda ospedaliera, che veniva in tal modo autoriciclato, e si sarebbe avvalso di false fatture emesse dall’imprenditore di fiducia per giustificare la disponibilità di dispositivi e materiale sanitari sottratti all’azienda ospedaliera.