Giuseppe Caputo (FI): “Qualcuno manipolò legge elettorale”

Carlomagno

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Giuseppe Caputo

Sarebbe utile che sulla legge elettorale della Regione Calabria che ha portato all’esclusione della forzista Wanda Ferro, arrivata seconda alle scorse elezioni (ma non eletta), la procura della Repubblica competente aprisse un fascicolo per accertare eventuali responsabilità poiché sulla norma approvata sono stati commessi gravi abusi.

E’ durissimo Giuseppe Caputo, ex consigliere regionale di Forza Italia, che in una nota getta ombre sul varo delle modifiche alla norma con cui il 23 novembre sono andati al voto i calabresi.

Una legge, (la numero 19 del 12 settembre 2014) che è passata anche dal suo banco. Letta, riletta e alla fine approvata dall’aula di palazzo Campanella dopo un tira e molla interminabile tra presidenza del Consiglio e i consiglieri regionali del Pd, Nicola Adamo in primis. Un giallo vero e proprio che avrà certamente delle ripercussioni politiche e, a questo punto, anche giudiziarie se i pm decideranno di agire.

Caputo afferma che “qualcosa non torna sulla nuova legge elettorale che abbiamo varato. Nella versione che abbiamo approvato non si parlava certo dell’esclusione del miglior perdente tra i candidati alla presidenza. Io non so chi è stato, ma ho il sospetto che il testo sia stato modificato ad hoc da qualche “manina” esperta”.

Giuseppe Caputo
Giuseppe Caputo

Una “manina esperta” che avrebbe dunque “manipolato”, ad insaputa di molti consiglieri, una legge dopo o durante l’approvazione del parlamentino regionale. Denuncia gravissima che mette in serissimi guai l’ufficio di presidenza fino al mese scorso presieduta da Franco Talarico (Ap-Udc) e delegittima l’intera assemblea che certo non ha mai brillato per essere la “casa di tutti i calabresi”, come spesso si affannava a ripetere l’ex presidente del consiglio.

Che cosa sia accaduto negli uffici dell’astronave prima durante e dopo il licenziamento del testo non è dato sapere ma – dalla forte denuncia di Caputo – la magistratura non può non procedere per individuare i presunti responsabili.

Per Caputo “sarebbe utile se la Procura competente acquisisse le registrazioni audio e video della seduta in cui abbiamo approvato la nuova legge elettorale. Io credo che sia stato commesso un abuso grande quanto il mare”.

L'ex presidente del Consiglio calabrese Franco Talarico
L’ex presidente del Consiglio calabrese Franco Talarico (AP-Ucd)

E’ la sera dell’11 settembre 2014. Il consiglio regionale si riunisce per porre rimedio ai rilievi posti dal consiglio dei ministri alla legge elettorale approvata a giugno che prevedeva lo sbarramento (cosiddetto anti-grillo) al 15 percento. Il governo impugna la norma “incosttuzionale”.

In quella giornata vengono presentati due testi di legge per rimediare al pasticcio. Uno lo presenta, come unico firrmatario, l’ex presidente Franco Talarico; l’altro il Pd nel suo insieme. Entrambi recanti modifiche alla legge elettorale generale del 2005. La proposta di Talarico passerà, mentre quella del Pd che voleva reintrodurre la vecchia legge elettorale per evitare altre eventuali impugnative, non sarà mai presa in considerazione.

Nicola Adamo
Nicola Adamo (Pd)

Nella confusione totale, nei corridoi del consiglio circolano le due proposte. Ci sono consiglieri regionali che ricevono le copie e altri che non ne sono a conoscenza. Il giallo s’infittisce sulla ristretta conferenza dei capigruppo.

Talarico aveva sostenuto che nella riunione era stato già deciso tutto, che la sua proposta fosse stata condivisa, mentre il Pd nega sia mai stata discussa. Ma “all’imposizione” tout court di trattare solo quel testo si oppone fermamente in aula il consigliere dem Nicola Adamo.

Va in onda un botta e risposta tra Adamo e Talarico col primo che chiede al secondo il perché non voglia sottoporre alla volontà del consiglio un testo firmato da tutta la minoranza mentre doveva essere trattato solo quello di firmato dal presidente Talarico, che riuscirà poi a fare approvare la sua norma e cestinare quello, pure legittimo, del Pd. Ecco un breve estratto del resoconto della seduta dell’11 settembre 2014 a palazzo Campanella.

[…] ADAMO Nicola (PD)
Il sottoscritto dichiara di non aver partecipato al voto sulla proposta di legge con firmatario unico il consigliere Francesco Talarico, protocollo numero 39118 dell’11 settembre 2014, classificazione 2.05, perché ritiene illegittima la procedura seguita dalla Presidenza del Consiglio regionale, dal momento che un altro progetto di legge presentato da tutti i consiglieri regionali del Pd e che porta il protocollo numero 39362, sempre dell’11 settembre 2014, classificazione 2.5, e che chiedeva sostanzialmente il ripristino della vecchia legge elettorale, non è stato messo in votazione. La disparità di trattamento sull’ammissibilità del progetto di legge espone il voto di questa sera che si è appena svolto a profili di illegittimità, rispetto ai quali mi riservo di adire, se è il caso, anche la via giudiziale.

PRESIDENTE (Talarico)
Aggiungo al suo documentato intervento che la proposta da lei presentata non è stata neanche numerata, perché è una proposta che è arrivata direttamente in Aula, quindi la stessa non ha avuto nemmeno un numero assegnato come progetto legislativo, proprio a testimonianza che la sua proposta era totalmente irricevibile.

ADAMO Nicola (PD)
Per metterlo a verbale, la debbo contestare perché sono stato informato ufficialmente in quest’Aula che il capogruppo del Partito democratico, consigliere Sandro Principe, ha formalizzato questa proposta alla Conferenza dei capigruppo.

PRESIDENTE (Talarico)
Ho provveduto esclusivamente a dire, perché rimanga agli atti il mio dire, che è supportato da quello che il Segretario generale mi ha provveduto ad indicare.

Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di intervenire il consigliere Principe. Ne ha facoltà.

PRINCIPE Sandro (PD)
Come lei e tutti i colleghi capogruppo sapete, io ho illustrato la proposta poi formalmente presentata, chiedendo peraltro alla Segreteria di verbalizzare. Per la verità, neanche la sua proposta era stata distribuita nella Conferenza dei capigruppo, quindi da questo punto di vista eravamo nelle stesse condizioni: illustrazione da parte del capogruppo del Partito democratico, illustrazione condivisa dai colleghi capigruppo di minoranza, e illustrazione da parte sua.

PRESIDENTE (Talarico)
C’è una differenza: il provvedimento che ho illustrato era già all’ordine del giorno da cinque giorni – perché cinque giorni prima era stato convocato il Consiglio, e all’ordine del giorno c’era “modifiche legislative” – e ha ad oggetto le modifiche che il Ministero ha eccepito e che erano note a tutti i consiglieri regionali da un paio di mesi, mentre la proposta che lei ha illustrato in Conferenza dei capigruppo e presentato in Aula è arrivata in quel momento.[…]

L'ex capogruppo Pd Sandro Principe
L’ex capogruppo Pd Sandro Principe

Dunque, se è vero come ha affermato Sandro Principe che neanche la proposta di Talarico fosse passata per la Conferenza dei capigruppo, perché l’ex presidente si è ostinato a ribattere ad Adamo che il suo testo era legittimo mentre non lo era quello del gruppo Pd? Mistero. Dal resoconto dell’aula emerge un quadro tutt’altro che chiaro. Nessuno dei consiglieri era a conoscenza del comma anti Ferro. Manovre politiche dietro le quinte del consiglio? Caputo sospetta e non è il solo nel mondo politico calabrese.

Come sostiene l’ex consigliere, la legge sarebbe stata approvata in un modo e poi “qualche manina” esperta l’avrebbe manipolata sopprimendo la norma costituzionale del ’99 che prevede l’elezione del candidato arrivato secondo. “Un abuso grande quanto il mare”, ha tuonato l’ex sindaco di Rossano. Altro enigma che potrà essere chiarito solo dalla magistratura acquisendo, come chiede l’esponente politico azzurro, le registrazioni audio e video.