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Ha litigato con il fidanzato di una donna per futili motivi e lui per fargliela pagare ha incendiato l’automobile di lei. E’ successo a Trebisacce agli inizi di settembre. Nell’arco di qualche settimana i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno ricostruito l’episodio e attraverso la visione delle immagini hanno individuato l’autore: si tratta di un 36enne di Castrovillari, che è stato raggiunto da un’ordinanza di divieto di avvicinamento alle parti offese emessa dal giudice su richiesta della procura di Castrovillari. Dovrà rispondere del reato di danneggiamento seguito da incendio aggravato.
Tutto ha avuto inizio la notte del 6 settembre scorso quando nel cuore di Trebisacce andava a fuoco una Fiat 500. Il rapido intervento dei Carabinieri della locale Stazione, unitamente ai Vigili del fuoco, ha permesso di spegnere le fiamme ed evitare che si propagassero alle vetture parcheggiate vicino, nonché di appurare la dolosità dell’evento, poiché nei pressi dell’utilitaria è stata rinvenuta una bottiglia in plastica contenente ancora residui di liquido infiammabile.
La visione dei filmati ha permesso di appurare che le fiamme al veicolo erano state appiccate da un uomo, ripreso in maniera nitida, così come veniva immortalata anche l’autovettura utilizzata dall’indagato per giungere sul luogo e per fuggire dopo aver appiccato il fuoco. Grazie alle testimonianze, al riconoscimento del veicolo in uso ed al vestiario indossato, che combaciava con quello postato sui social network quella sera, il soggetto è stato riconosciuto nell’odierno indagato, mentre il movente dell’incendio era da ricercarsi in futili motivi e litigi avuti dallo stesso con il ragazzo della proprietaria dell’utilitaria data alle fiamme.
Sulla base dei fatti descritti e del grave impianto accusatorio, il giudice ha ritenuto “sussistenti le esigenze cautelari per le specifiche modalità e circostanze del fatto contestato e per la pericolosità dell’indagato”, ritenuto responsabile del reato di danneggiamento seguito da incendio, aggravato dall’evidente sproporzione tra il reato concretamente realizzato ed il motivo che lo ha determinato.