Il Consiglio dei ministri proroga di 6 mesi il “decreto Calabria” sulla sanità

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza di venerdì 4 novembre 2022

E’ stato prorogato di sei mesi, da 24 a 30, il decreto Calabria, in materia di sanità, in scadenza altrimenti il 10 novembre prossimo.

Lo prevede un decreto che è stato approvato dal Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni.

Il decreto del 10 novembre 2020 prevedeva misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria, incluso un Commissario ad acta.

Il comunicato del Consiglio dei ministri
“Si prorogano per un periodo di 6 mesi le misure relative al settore sanitario della Regione Calabria, con particolare riferimento al termine del Commissariamento, al fine di consentire alla regione di proseguire le attività avviate in relazione al personale degli enti del Servizio sanitario regionale, completare il consolidamento della struttura manageriale della sanità e avviare a pieno regime l’Azienda Zero quale struttura di governance della sanità regionale. Il testo prevede la decadenza dei sub-commissari delle ASL e di altri enti, già nominati, ove non espressamente confermati dal Commissario”.

Il decreto Calabria era diventato legge dello Stato nel giugno 2019, durante il governo gialloverde tra Lega e M5s, proposto dall’ex ministro alla Salute Grillo.

Il “decreto Calabria”, approvato in via definitiva al Senato in quell’anno, prevedeva diverse altre norme in tema di sanità, dalla revisione del limite di spesa per le assunzioni di personale a misure per assicurare i Lea e efficientare il servizio sanitario nazionale, fino a uno dei punti salienti che è la “stretta” sulla nomina dei direttori generali di Asl e Ospedali, introducendo una graduatoria di merito.