Addio al giornalista Antonello Troya

Carlomagno

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Giornalismo calabrese in lutto per la scomparsa di Antonello Troya. Aveva 57 anni, viveva a Belvedere Marittimo e da circa due anni era in dialisi per una grave insufficienza renale.

Il cronista è morto stasera nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Catanzaro, nel quale era stato trasferito ieri in elisoccorso, dall’Ospedale di Cetraro, dove si trovava ricoverato dal giorno di Ferragosto per l’aggravarsi della malattia contro la quale ha combattuto con la stessa determinazione con cui è sempre andato a caccia di notizie.
Nato a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, il 22 giugno 1966, Antonio Troya era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 30 gennaio 1999. Negli anni Novanta legato il suo nome al quotidiano La Provincia Cosentina, di cui è stato direttore responsabile, e successivamente Domani della Calabria. È stato collaboratore della Gazzetta del Sud e del Quotidiano della Calabria, oltre che di varie emittenti calabresi.

Direttore della rivista dell’Asl 1 nel 2001, ha lavorato anche all’Ufficio Stampa del Ministero della Giustizia dal 2010 al 2015 e a quello della Regione Calabria dal 2010 al 2015.
Recentemente aveva fondato il sito online di notizie “Lo Strillone News – l’informazione a portata di click” registrando importanti numeri in materia di visualizzazioni grazie alle battaglie condotte sul territorio.

Profondo cordoglio viene espresso alla moglie Elvira e ai colleghi che gli sono stati sempre vicini dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, che lo ricorda come «una voce fuori dal coro sempre pronta a denunciare disservizi e intrallazzi e bacchettare i responsabili di sfascio e degrado».

«Quando lo scorso anno abbiamo fondato la Figec Cisal – ricorda ancora Parisi – Antonello è stato tra i primi a chiamarmi mettendo a disposizione del sindacato la sua grande esperienza professionale e umana e la sua grande attenzione per la valorizzazione dei giovani. E più volte, in questi mesi, ha offerto il suo contributo di idee per fare uscire dall’isolamento i colleghi costretti a lavorare senza alcun tipo di tutela in territori difficili come quello dell’Alto Tirreno Cosentino».

«Antonello, nonostante l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, non ha mai perso la voglia di progettare il futuro, supportato dal grande senso dell’umorismo che lo contraddistingueva.
Nei suoi dialoghi intercalava ironiche battute anche davanti al più grave e difficile dei problemi. Era un combattente e soprattutto una persona vera, pronta sì a contestare e argomentare quello che non condivideva, ma a rimboccarsi le maniche quando c’era da fare qualcosa o aiutare qualcuno. Mancherà a tutti». (giornalistitalia.it)