Truffa dei buoni pasto, sequestro per funzionario dei Beni culturali

Carlomagno

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A Cosenza, Rende e Aprigliano, nel cosentino, al termine di una attività d’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Cosenza, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Cosenza, coadiuvati dall’Arma territoriale, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, di una somma di danaro complessiva pari ad 63.588 euro, presunto profitto dei reati di truffa a danno dello Stato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, ricettazione e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cosenza, ed a 7 decreti di perquisizione locale e personale, emessi dalla Procura cosentina nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili a vario titolo dei suddetti reati contestati.

I citati provvedimenti dell’autorità giudiziaria scaturiscono dall’esito di un’indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, avviata lo scorso mese di aprile nei confronti di un funzionario della Direzione Regionale Musei Calabria del Ministero della Cultura, in pensione dal Primo Gennaio 2023, che attestando il falso nella documentazione da lui redatta e sottoscritta, in qualità di responsabile del servizio di approvvigionamento dei buoni pasto, tra il 2021 ed il 2022 era riuscito a far accreditare cospicue somme di danaro sotto forma di buoni su 18 schede elettroniche, intestate ad ignari dipendenti della medesima Direzione Regionale Musei, in servizio presso altre articolazioni da essa dipendenti, dislocate in diverse località della regione Calabria, che non avevano diritto al beneficio e in alcuni casi erano addirittura in pensione da molti mesi.

La corposa attività investigativa svolta dal Nucleo TPC di Cosenza, oltre a consentire l’acquisizione di elementi indiziari a carico dell’infedele funzionario pubblico, ha permesso di documentare minuziosamente il consapevole indebito utilizzo dei buoni pasto anche da parte degli altri indagati, alcuni dei quali legati all’ex funzionario da vincoli di parentela, per acquistare generi alimentari in diversi supermercati della provincia di Cosenza.