‘Ndrangheta, 31 arresti nel Crotonese. Gratteri: “Per anni hanno gestito il controllo dei boschi”

L'operazione riguarda il "locale" di 'ndrangheta di Mesoraca. Colpita la "mafia dei boschi". Le persone arrestate sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla gestione ed al traffico illecito di rifiuti, droga e altri reati

Carlomagno

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blitz carabinieri

Operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone, che, insieme ai militari del Ros ed a quelli per la Tutela forestale di Cosenza, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della Dda, a carico di 31 persone. L’operazione riguarda il “locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca.

Per 27 delle persone coinvolte nell’operazione è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre a quattro sono stati concessi gli arresti domiciliari. Due sono irreperibili.

Le persone destinatarie della misura cautelare sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla gestione ed al traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, con l’aggravante di essere un’associazione armata.

Fra i destinatari di misure cautelari, oltre ad esponenti storici della ‘ndrina locale come Mario Donato Ferrazzo, figura l’imprenditore del legname Carmine Serravalle, titolare della centrale a biomasse di Cutro, ceduta nel 2015 dal gruppo Marcegaglia. La Serra Valle Energy, impresa sotto la cui denominazione ricade ora la centrale di Cutro, è fra i beni sequestrati. La cosca Ferrazzo di Mesoraca avrebbe gestito in regime di monopolio il trasporto di legname dal porto di Crotone, dove veniva scaricato dalle navi, fino alla centrale di Cutro.

Lungo l’elenco di reati contestati a vario titolo agli indagati: associazione per delinquere di matrice mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni del Gestore del Servizio Energetico nazionale (GSE), truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione di queste ultime, omessi controlli e vigilanza sulle attività d’impresa, turbata libertà degli incanti, concessione di sub appalti senza autorizzazione, frode in pubbliche forniture. E ancora: falso in atto amministrativo, illecita concorrenza in attività commerciale, intestazione fittizia dei beni, furto aggravato, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di essere un’associazione armata.

L’ordinanza comprende le risultanze investigative raccolte dai reparti dell’Arma in un arco temporale compreso tra gli anni 2014 e il 2022, coordinate e dirette dalla Dda di catanzaro, nei confronti della “Locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca (KR). Intercettazioni, acquisizione di documenti e contributi di collaboratori di giustizia avrebbero permesso di ricostruire l’operatività della consorteria mafiosa ed i collegamenti con le omologhe organizzazioni criminali delle province di Crotone, Reggio Calabria e Cosenza. Tra i reati emersi, quelli estorsivi ai danni di imprenditori e commercianti, l’illecita concorrenza nell’attività commerciale e la turbativa di incanti pubblici oltre che il narcotraffico, posto in essere attraverso il controllo delle piazze di spaccio di droga dei comuni di Mesoraca (KR) e Petilia Policastro (KR).

Accanto a queste attività criminali più tradizionali, gli inquirenti avrebbero individuato interessi dell’organizzazione nell’imponente indotto economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro. Alcuni degli esponenti del sodalizio risultano titolari di aziende di settore che operano nel taglio e nella lavorazione del materiale legnoso, da conferire, successivamente, alle centrali a biomasse, presenti nella provincia di Crotone ed in particolare a quella di Cutro (KR) .E’ su questo filone che hanno trovato una convergenza le indagini condotte dal Ros e dal Nipaf di Cosenza a seguito delle risultanze ottenute nel corso dell’operazione denominata “Stige” in relazione agli interessi della “Locale” di ‘ndrangheta di Cirò (KR) nel settore dello sfruttamento del patrimonio boschivo silano.

In particolare, attraverso il contributo dei collaboratori di giustizia, corroborato da indagini tecniche, le indagini si sono concentrate su personaggi ritenuti contigui alla “Locale” di Mesoraca (KR), che avrebbero aderito a una associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata del traffico illecito di rifiuti ed alla frode al Gestore del servizio elettrico nazionale.

Gli indagati, secondo l’accusa, operavano in regime di sostanziale monopolio, al fine di perpetrare in maniera sistematica operazioni di taglio boschivo non autorizzate, difformi e comunque pericolose per l’ambiente, conferendo nelle centrali a biomassa dislocate nel territorio regionale legname di qualità non in linea con gli standard di legge. Veri e propri rifiuti.

Le condotte illecite, favorite anche dal contributo di tecnici agronomi, operatori e funzionari delle centrali biomassa a cui spettava il controllo della qualità del prodotto conferito e della regolarità delle documentazioni di accompagnamento, garantivono un ingiusto profitto non solo per le imprese boschive collegate alle organizzazioni criminali, ma anche per le società titolari delle centrali che percepivano indebitamente incentivi maggiorati e basati su conferimenti di prodotto legnoso effettuati in difformità della normativa vigente del settore.

“In particolare – ha spiegato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso di una conferenza stampa – questi presunti innocenti hanno gestito il controllo dei boschi, il controllo della Presila, partendo dal Crotonese fino alla provincia di Cosenza”.

“Loro – ha aggiunto Gratteri – hanno controllato per tanti anni il taglio dei boschi, il trasporto del legname, il conferimento alla centrale a biomasse di Cutro. Il dato anomalo è che per biomasse si intende la lavorazione dello scarto, del cippato della legna che dovrebbe trasformarsi in energia pulita. Un’attività prevista per legge dove si ottengono milioni di euro di contributi. Ma, secondo l’imputazione, questi presunti innocenti nelle biomasse, nel cippato mettevano spazzatura, scarti come catrame e asfalto, copertoni, residui delle lavorazioni sull’autostrada. Questo, secondo l’indagine, ha creato grande inquinamento. Riuscivano in modo mafioso ad accaparrarsi il taglio dei boschi, a conferire a dei soci l’acquisto delle biomasse di Cutro e a inserire spazzatura nel cippato”.