Vuole la morte del marito per l’amante, donna diabolica arrestata insieme ai fratelli

Carlomagno

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Auto della Polizia

Voleva “liberarsi” del marito perché aveva voglia di cambiare vita con un amante. Per realizzare il suo piano diabolico, che avrebbe previsto anche l’omicidio del coniuge, sarebbe stata disposta a tutto, anche spingere i fratelli a sparare all’auto del cognato di lei al fine di terrorizzare il consorte e costringerlo a lasciarla. Ma ai fratelli non andava giù nemmeno che lei avesse una relazione extraconiugale, per questo avevano in mente di ammazzare anche l’amante segreto. Tra denunce di presunti maltrattamenti e contraddizioni, la Polizia del Commissariato di Gioia Tauro ha riannodato i fili di una trama incredibilmente complessa e surreale e ha arrestato quella che si definiva una vittima, Pamela Sposato, trentunenne, e i fratelli gemelli Cosma e Rocco Sposato, 24enni, con precedenti. Lei, incensurata, è finita ai domiciliari, gli altri due in carcere per ordine del giudice del tribunale di Palmi, che ha accolto la richiesta della locale procura guidata da Ottavio Sferlazza.

L’accusa è di danneggiamento aggravato in concorso, detenzione illegale di munizioni e spari in luogo pubblico. Secondo le indagini condotte dalla Polizia e coordinate dal pm Giorgio Panucci, Pamela Sposato sarebbe stata la mandante di un atto intimidatorio ai danni dell’auto di proprietà del fratello del marito, e che sarebbe stato compiuto dai fratelli Rocco e Cosma, mediante l’esplosione di un colpo di fucile a canne mozze che ha distrutto la parte posteriore del mezzo. Contestato anche il reato di calunnia perché avrebbero incolpato del fatto un altro fratello, Vincenzo, invece totalmente estraneo ai fatti.

I fatti sono avvenuti a Rosarno, all’alba del 10 giugno scorso. Secondo quanto riferito dalla Polizia, il giorno prima degli spari all’auto, Pamela Sposato si è presentata presso il Commissariato di Gioia Tauro, per denunciare una lunga serie di maltrattamenti, consistenti in minacce, percosse e lesioni, subìte, negli anni, dal marito N. C. nel corso della convivenza matrimoniale.

Nel corso della “sofferta” denuncia presentata ai Poliziotti, la donna affermava di essere vittima di comportamenti violenti del marito oramai da anni (in particolare, dall’inizio della tossicodipendenza di quest’ultimo).

La tossicodipendenza l’avrebbe trasformato in soggetto “violento e manesco” nei confronti della moglie, mentre ai cinque figli nati dalla loro unione, a detta della donna, non era stato comunque, rivolto alcun comportamento lesivo o aggressivo.

Le percosse subìte dalla Sposato sovente le avrebbero provocato lesioni ed ecchimosi tanto che, in varie occasioni, la donna, dichiarava nella denuncia, di essersi recata presso il pronto soccorso degli ospedali di Gioia Tauro e Polistena, ricorrendo alle cure dei sanitari ai quali, tuttavia, non aveva mai raccontato la vera causa delle lesioni, giustificandole, di volta in volta, come incidenti domestici.

L’ultimo episodio, in ordine di tempo, riferito dalla donna ai Poliziotti il 9 giugno scorso, si era verificato due giorni prima: una violenta lite per ragioni economiche legate all’impiego di danaro di famiglia per l’acquisto di droga, da parte del marito. La lite, secondo il racconto della donna, era degenerata in un’aggressione violenta a seguito della quale la Sposato aveva deciso di andare via definitivamente da casa, assieme ai figli, trasferendosi dalla casa coniugale di Rosarno a quella del padre adottivo, a Gioia Tauro.

Sin qui, i fatti contenuti in quella che pareva, inizialmente, una accorata richiesta di aiuto di una donna indifesa, asseritamente vittima di violenze e soprusi da parte del marito violento e pericoloso.

Tuttavia, gli episodi esposti in denuncia e le riferite violenze e maltrattamenti assumevano “connotati del tutto particolari” (per come il Gip li ha descritti), allorquando, nella nottata  il 10 giugno 2020 (il giorno dopo la denuncia), a Rosarno, veniva danneggiata con un colpo di fucile cal. 12 caricato a “palla asciutta”, l’autovettura di S. C., fratello del marito di Pamela Sposato.

Già nelle prime fasi delle indagini, pareva evidente che il danneggiamento subìto dal fratello del coniuge, fosse da ricondursi ad una reazione, una vera e propria ritorsione violenta, messa in atto dai fratelli di Pamela Sposato, ovvero i gemelli Rocco e Cosma Sposato, personaggi già noti alla Polizia, che li ritiene gravitanti negli ambienti della criminalità organizzata di Gioia Tauro ed entrambi con numerosi precedenti per rapina ed altri reati.

A seguito di tale evento, il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro si attivava al fine di raccogliere indizi utili all’esatta ricostruzione dei due eventi, evidentemente collegati tra loro: denuncia per violenze e maltrattamenti e grave danneggiamento con colpi d’arma da fuoco.

L’attività info-investigativa condotta trovava un primo riscontro quando, nella notte dell’11 giugno 2020, Agenti della Polizia di Stato, a San Ferdinando, rinvenivano, occultato tra i cespugli, un fucile cal. 12 e 7 cartucce dello stesso calibro caricate a “palla asciutta”. L’arma risultava essere stata modificata a “lupara” con il taglio delle canne e il manico, al fine di aumentarne la potenzialità e la portabilità.

Che il danneggiamento provocato ai danni della famiglia C., fosse stata opera dalla famiglia Sposato, trovava pieno riscontro in data 13 giugno 2020, quando, presso il Commissariato, si presentava Pamela Sposato che intendeva verbalizzare delle dichiarazioni inerenti il danneggiamento perpetrato a Rosarno ai danni dell’autovettura in uso a S. C., fratello del coniuge della donna.

In sede di spontanee dichiarazioni e successive sommarie informazioni, spiegano gli investigatori, la donna confessava di essere stata l’ideatrice e l’esecutrice del danneggiamento, messo in atto come atto ritorsivo nei confronti del marito. La donna riferiva precisi dettagli anche sull’arma utilizzata per il danneggiamento, che risultava perfettamente compatibile con quella rinvenuta e sequestrata dalla Polizia l’11 giugno 2020, nel territorio di San Ferdinando.

Per quanto riguarda la descrizione del modus operandi relativo alle fasi del danneggiamento, la Sposato incorreva in palesi contraddizioni, ammettendo anche di voler realizzare l’omicidio del marito e del suocero, come vendetta delle violenze subìte da entrambi, padre e figlio, per anni.

Dalle attività d’intercettazione, è emerso che i fratelli Sposato avessero architettato una vera strategia al fine di sviare le indagini e non consentire alla polizia di identificare i reali esecutori del grave danneggiamento subìto dalla famiglia C., consentendo, al tempo, stesso, alla donna di creare, a seguito degli spari con quelle modalità particolari, un clima tale da indurre il marito a lasciarla, ad andare via di casa per il timore di altre e più gravi iniziative contro di lui.

In una di tali conversazioni telefoniche – intercettate tra Pamela Sposato ed un uomo – emergeva, oltre ai gravi dissidi familiari tra la lei ed il marito, un quadro tutt’altro che chiaro a carico sulla posizione della donna in merito alla vicenda: “… IO VOGLIO STARE LIBERA….PER FARMI I C… MIEI, COME VOGLIO IO, MUOVERMI COME VOGLIO IO E TUTTE COSE…”. Nella stessa conversazione, emergeva un terribile quadro familiare fatto di ipocrisie e conflitti. Tali conflitti familiari, dovuti a condotte quantomeno censurabili di entrambi i “coniugi” portavano Pamela Sposato a mettere in atto un vero e proprio piano per “liberarsi” del marito al fine di poter condurre autonomamente la propria vita e, non essendo soddisfatta della denuncia presentata al   commissariato, metteva in atto azioni tali da indurre un forte stato di paura nel marito, come emerge da altra conversazione intercettata in cui la donna, rivolta ad altro interlocutore uomo riferiva: “….POI TE LO DICO IO SE SONO ANDATA A DENUNCIARLO PER PEDOFILIA, CHIEDIGLI COSA GLI HO FATTO E ADESSO SI STANNO CACANDO ADDOSSO..”.

Nel prosieguo delle investigazioni, poi, emergeva, chiaro, il pieno coinvolgimento, nella vicenda, anche dei gemelli Cosma e Rocco e Sposato. Dalle operazioni di intercettazione, difatti, emergevano le preoccupazioni dell’odierno arrestato Cosma Sposato durante le fasi delle spontanee dichiarazioni della sorella. In particolare, in una conversazione telefonica, Cosma Sposato chiedeva alla madre se avessero “…FATTO ALTRE DOMANDE”, facendo chiaramente intendere se i verbalizzanti della Polizia di Stato avessero creduto alla versione resa da Pamela Sposato, chiedendo, inoltre, se la sorella avesse fatto qualche nome. La madre rispondeva di non esserne a conoscenza. Tale conversazione cristallizzava, attraverso il timore di essere scoperto, la responsabilità di Cosma Sposato nel danneggiamento perpetrato ai danni del fratello del cognato.

Dalle attività tecniche d’intercettazione emergeva, quindi, un quadro familiare dei fratelli Sposato complesso e sfaccettato, fatto di alleanze tra fratelli – come nel caso del danneggiamento, in cui Pamela, incensurata, non esita a mentire ai Poliziotti nel chiaro intento di coprire i fratelli Rocco e Cosma, entrambi con svariati precedenti per rapina ed altri gravi reati, nonché reali esecutori della fucilata – ma anche di odi e sentimenti di reciproci rivalsa tra di loro.

Come nella sera del 26 giugno 2020, quando i familiari di Pamela Sposato venivano a conoscenza della sua relazione extraconiugale. Numerose erano le intercettazioni, riportate anche nell’ordinanza, dalle quali emergeva la rinnovata aggressività e desiderio di rivalsa della famiglia Sposato nei confronti di Pamela Sposato e del suo segreto amante.

Sentimenti che si concretizzavano in una vera e propria caccia all’uomo messa in atto da Cosma Sposato, il quale asseriva, più volte, di voler uccidere l’amante della sorella e, se fosse stato necessario, anche la madre e la sorella di quest’ultimo.

Durante una di queste conversazioni, oltre le svariate minacce di morte nei confronti dell’amante di Pamela, Cosma Sposato asseriva testualmente:”non gli sparerò la macchina ma gli sparerò direttamente la testa .Affermazione, questa, che risultava chiaramente riconducibile al danneggiamento cagionato all’autovettura della famiglia C.

I chiari elementi sin qui emersi a carico di Pamela Sposato, Rocco e Cosma Sposato, ascrivibili alle condotte criminose che culminavano con il danneggiamento dell’autovettura dei C. e il piano omicidiario nei confronti dell’amante di Pamela, si cristallizzavano, con maggior chiarezza, con l’evidente pericolo di fuga dei gemelli Rocco e Cosma Sposato, emerso dalle risultanze delle attività tecniche.

Comportamenti elusivi e guardinghi dell’intero nucleo familiare Sposato, attentamente monitorato grazie alle attività d’intercettazione. Nucleo familiare che teneva costantemente aggiornati Rocco e Cosma Sposato, sui movimenti delle autovetture delle Forze dell’Ordine, al fine di evitare “sorprese”. Sino a stamane, quando sono stati tratti in arresto.