Favorì la latitanza del boss Domenico Bellocco, arrestato un 42enne

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di Pietro Di Giacco, di 42 anni, perché accusato di associazione mafiosa e ritenuto personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco.

Il procedimento – spiega una nota – scaturisce da una complessa attività investigativa del dicembre 2019, relativa all’operatività della cosca Bellocco ed il coinvolgimento degli indagati nelle dinamiche della latitanza di Domenico Bellocco, classe 1976, considerata figura apicale dell’omonimo sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno.

Secondo l’accusa, sul destinatario della misura cautelare, residente a Gioia Tauro, ricadono gravi indizi in ordine al reato di associazione di tipo mafioso, commesso a partire dal mese di aprile 2020, avendo rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco e, più in generale, degli affari illeciti della cosca Bellocco.

Dalle indagini è emerso quale personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca, avendo l’uomo assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, ed essendosi reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso della consorteria. In particolare, avrebbe assunto il ruolo di “messaggero” delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, che si sarebbe reso disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del clan che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca.

Sempre secondo l’accusa, a comprova del ruolo e dell’expertise, l’indagato nel corso dell’attività di indagine, ricordava di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura.

Sulla base di tali “successi”, l’arrestato aveva palesato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, l’uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi, a disposizione dell’autorità giudiziaria.