‘Ndrangheta, estradato Vincenzo Pasquino, il latitante preso in Brasile con Morabito

Carlomagno

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Da sinistra Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

E’ stato estradato stamane in Italia dal Brasile Vincenzo Pasquino, di 34 anni, già latitante originario di Torino, detenuto in un penitenziario brasiliano dal 24 maggio 2021, giorno della sua cattura avvenuta a Joao Pessoa, eseguita dalla Polizia federale brasiliana e dall’Arma dei carabinieri, mentre si trovava in un residence insieme al latitante Rocco Morabito, classe 1966, già arrestato in centro America due volte e infine estradato. Il provvedimento è stato accolto dalle autorità brasiliane tramite le richieste delle procure di Torino e di Reggio Calabria.

L’estradizione, eseguita oggi dalla Polizia federale brasiliana che ha consegnato il cittadino italiano nelle mani del Servizio di cooperazione internazionale di polizia, si è resa possibile grazie alla collaborazione tra organi diplomatici e giudiziari italiani e brasiliani, seguita in tutte le fasi dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Vincenzo Pasquino, informa una nota congiunta delle Dda torinese e reggina, risulta condannato in via definitiva ad esito di un processo penale a Torino mentre risulta indagato dalla Dda di Reggio Calabria. L’uomo è ritenuto personaggio di spicco del narcotraffico internazionale ed era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi del ministero dell’Interno.

Pasquino era ricercato dalla Dda di Torino per una condanna definitiva a 17 anni di reclusione per traffico di droga ed é coinvolto, inoltre, nell’inchiesta “Eureka” della Dda di Reggio Calabria su un presunto narcotraffico internazionale.

Secondo quanto è emerso dall’inchiesta della Dda reggina, coordinata dal Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e dal Procuratore aggiunto, Giuseppe Lombardo, Pasquino avrebbe rappresentato l’articolazione in Brasile della cosca di ‘ndrangheta dei Nirta di San Luca.

La Dda di Reggio Calabria, di recente, ha chiesto il rinvio a giudizio di Pasquino in quanto, secondo quanto é detto nel capo d’imputazione che gli viene contestato, “nel periodo di latitanza in Brasile ha mantenuto i contatti con i fornitori della cocaina in Sudamerica, stabilito nuovi canali di approvvigionamento ed organizzato le importazioni in Italia”.