Faida anni ’80 a Siderno, nuovo arresto per Tommaso Costa 

All'uomo rinchiuso oggi a Viterbo, viene contestato l'omicidio di Vincenzo Figliomeni. Fu coinvolto e assolto nell'omicidio Congiusta. Una ingiustizia per i parenti

Carlomagno
Tommaso Costa
Tommaso Costa

All’esito di articolate indagini condotte dalla Squadra Mobile reggina, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, il 15 febbraio 2019 è stata notificata in carcere a Tommaso Costa, classe 1959, ritenuto elemento di spicco dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Siderno, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice presso il Tribunale di Reggio Calabria, perché ritenuto il principale autore di un efferato omicidio avvenuto a Siderno durante la cruenta faida scoppiata tra le cosche Commisso e Costa, tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90.

Secondo gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai Sostituti Procuratori della DDA di Reggio Calabria Antonio De Bernardo (oggi in servizio all’antimafia di Catanzaro) e Giovani Calamita – Tommaso Costa, esponente dell’omonima ‘ndrina di Siderno, con premeditazione, avrebbe deciso, organizzato ed eseguito, in concorso con un soggetto deceduto, l’omicidio di Vincenzo Figliomeni, classe 1937, avvenuto a Siderno il 19 novembre 1988, con almeno tre colpi (di cui due andati a segno) di un fucile da caccia, caricato a pallettoni, che colpirono la vittima al capo, al tronco ed agli arti, provocando gravi lesioni del cervello e ai polmoni, causandone l’immediato decesso.

Vincenzo Figliomeni alias “brigante”, era il padre di Angelo Figliomeni e Cosimo Figliomeni, intesi anch’essi “i briganti”, attualmente latitanti in Canada.

Nella stessa inchiesta è indagato anche Giuseppe Curciarello, non destinatario di misura cautelare, per l’omicidio di Domenico Baggetta, avvenuto a Siderno il 27 dicembre 1988 mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco.

L’omicidio contestato a Tommaso Costa si inserisce nell’ambito della violenta faida esplosa a Siderno (RC) tra la fine anni degli ’80 e gli inizi degli anni ’90, tra le cosche di ‘ndrangheta dei Commisso e dei Costa.

Costa fu scagionato per l’omicidio Congiusta

Tommaso Costa venne accusato anche di essere stato il mandante dell’omicidio di Gianluca Congiusta, ucciso il 24 maggio del 2005 in un agguato a Siderno. Dopo più condanne, anche insieme a tale Curciarello per associazione mafiosa fu assolto in Cassazione. Una assoluzione che destò stupore e rabbia tra amici e parenti del ragazzo sidernese ammazzato a Siderno.

Soprattutto nel papà Mario Congiusta, morto recentemente, che aveva condotto forti battaglie contro le ‘ndrine che senza un perché gli avevano ucciso il figlio. Mario non riusciva a darsi pace per l’assoluzione di Costa.

Durante il periodo della faida, la ‘ndrina dei Costa era guidata da Giuseppe Costa, il quale, anche dopo il suo arresto e successivamente alle sentenze di condanna avvenute in seguito al noto processo Siderno Group, ha continuato a far parte del sodalizio, impartendo direttive e ricevendo, all’interno del carcere, doti di ‘ndrangheta di livello provinciale, fino a quella del “quartino” nel 2007.

Giuseppe Costa ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2012 e le sue dichiarazioni – utilizzate anche in diverse inchieste che hanno portato alla sbarra esponenti di spicco della cosca Commisso (per es. “Crimine”, “Bene Comune-Recupero”, “Morsa sugli appalti”) – sono alla base della contestazione di omicidio formulata dai magistrati a carico di Tommaso Costa, classe 1959.

Le dichiarazioni del pentito, integrate dalle affermazioni di un altro collaboratore, ovvero, Crocefisso Casalini (autista del gruppo e coinvolto nelle azioni di fuoco poste in essere dai Costa), sono state oggetto di approfonditi riscontri effettuati dalla Squadra Mobile, sotto le direttive della DDA di Reggio Calabria.

Storicamente, le famiglie criminali dei Costa, dei Curciarello, dei Commisso e dei Macrì, costituivano un gruppo unitario di ‘ndrangheta esistente a Siderno, il cui capo indiscusso era “Don” Antonio Macrì, che per primo aveva allacciato rapporti con le persone emigrate da Siderno negli Stati Uniti, nel Canada ed in Australia.

Proprio durante la sua reggenza nacque la cosiddetta “Siderno Group of Crime”, ovvero, quell’organizzazione criminale operante in Canada ed in Australia, che dipendeva direttamente dalla cosca madre di Siderno. Dopo l’omicidio di Antonio Macrì, avvenuto nel 1975, nel corso degli anni, prese il potere Cosimo Commisso, classe 1950, “u quagghia”, alla cui famiglia erano alleati i Costa, fino all’omicidio di Luciano Costa, fratello del pentito, ucciso dai Commisso il 21 Gennaio 1987, per vendicare un furto di armi a casa di Cosimo Commisso.

Tale omicidio aprì la sanguinosa faida, in cui si inquadra l’uccisione di Vincenzo Figliomeni, classe 1937, inteso “brigante”, legato al gruppo dei Commisso, in relazione al quale la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria assolse Giuseppe Costa, dopo la condanna comminata a quest’ultimo in primo grado.

L’omicidio avvenne la notte del 19 Novembre 1988, davanti l’abitazione della vittima, ucciso a colpi di fucile caricato a pallettoni.

Il collaboratore di giustizia, nel corso degli interrogatori, ha attribuito al fratello Tommaso Costa un ruolo decisivo nell’omicidio, dichiarando che è stato eseguito in concorso tra Tommaso Costa e un altro soggetto (poi deceduto) affiliato con i Mazzaferro, entrambi, all’epoca, latitanti. Le sue affermazioni si basavano sulle confidenze ricevute proprio da quest’ultimo soggetto, qualche settimana dopo l’omicidio.

Il gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, pertanto, ha ritenuto attendibili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, disponendo la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Tommaso Costa, che gli è stata notificata nel carcere di Viterbo, dove è attualmente detenuto.