Resta ai domiciliari l’assessore al Bilancio della Regione Calabria (attualmente autosospeso) e segretario regionale dell’Udc Francesco Talarico, indagato dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Basso Profilo” con l’accusa di associazione per delinquere e scambio elettorale politico mafioso, aggravati dal metodo mafioso, per fatti accaduti quando era candidato, nel 2018, alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Reggio Calabria.
Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame che hanno annullato le aggravanti mafiose e hanno riqualificato il reato di scambio elettorale politico-mafioso in corruzione elettorale così come contemplata dal testo unico per l’elezione alla Camera dei deputati. Talarico è difeso dall’avvocato Francesco Gambardella.
Franco Talarico era finito ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro culminata oltre un mese fa con 48 arresti, tra cui colletti bianchi ed esponenti delle cosche del crotonese.
Tra gli indagati nell’inchiesta anche il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa; nonché Tommaso Brutto, già consigliere comunale di Catanzaro che avrebbe fatto da tramite, secondo l’accusa, per procacciare i voti a Talarico con Antonio Gallo, figura centrale dell’indagine, il quale avrebbe fatto “pressioni” sulle cosche del reggino per fare ottenere voti all’ex presidente del Consiglio regionale, poi non eletto per una manciata di preferenze.