Ieri pomeriggio, su ordine della Procura della Repubblica di Torino, militari della Guardia di Finanza stanno eseguendo perquisizioni locali presso le sedi di Torino e Milano della società Juventus Football Club S.p.a.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Torino, delegati alle indagini, sono stati incaricati di reperire documentazione ed altri elementi utili relativi ai bilanci societari
approvati negli anni dal 2019 al 2021, con riferimento sia alle compravendite di diritti alle prestazioni sportive dei giocatori, sia alla regolare formazione dei bilanci.
Allo stato, le attività sono volte all’accertamento di ipotesi di reato di false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nei confronti del
vertice societario e dei direttori delle aree business, financial e gestione sportiva.
Al vaglio vi sono diverse operazioni di trasferimento di giocatori professionisti e le prestazioni rese da alcuni agenti coinvolti nelle relative intermediazioni.
È altresì ipotizzato a carico della società il profilo di responsabilità amministrativa da reato, previsto qualora una persona giuridica abbia tratto vantaggio dalla commissione di taluni
specifici illeciti.
A tutela del mercato finanziario, le perquisizioni sono state avviate successivamente alla chiusura delle contrattazioni settimanali di Borsa italiana, ove il club calcistico è quotato
nell’ambito del Mercato Euronext Milan (già Mercato Telematico Azionario — MTA), ossia il comparto riservato alle imprese di media e grande capitalizzazione.
Delle attività in corso è stata data comunicazione alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa – CONSOB e alla Procura Federale istituita presso la Federazione Italiana Gioco
Calcio.
L’indagine, denominata “PRISMA”, ha avuto avvio nel maggio 2021 ed è affidata ad un pool di Magistrati del Gruppo dell’Economia, composto dai Sostituti Procuratori Ciro
Santoriello, Mario Bendoni e dal Procuratore Aggiunto Marco Gianoglio, avvalendosi anche di attività tecniche di intercettazione di comunicazioni. Fin quì la nota della Procura di Torino.
Si tratta scrive l’Ansa, di Plusvalenze sospette per 282 milioni di euro in 3 anni. Un vero e proprio sistema “malsano” creato per mascherare la reale situazione finanziaria della Juventus.
L’artefice fu Fabio Paratici, managing director fino allo scorso maggio. Ma i vertici della società ne erano perfettamente consapevoli. A cominciare dal numero uno, il presidente Andrea Agnelli. Ecco in sintesi l’indagine della procura di Torino e della Guardia di Finanza che ieri sera, a borse chiuse, è sfociata in una raffica di perquisizioni.
Ieri per l’intera giornata è stato ascoltato come testimone a Palazzo di giustizia il successore di Paratici, Federico Cherubini. Il verbale è stato secretato. Abbiamo “operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità ai principi contabili e in linea con la prassi internazionale della football industry e le condizioni di mercato”, si limita a dire la società, che in una nota diffusa in tarda serata assicura collaborazione a inquirenti e Consob. E conferma l’avvio dell’offerta di azioni per l’aumento di capitale da 400 milioni di euro.
Che le plusvalenze siano da sempre uno strumento piuttosto popolare nel mondo del calcio non è un mistero per nessuno. Ma qui i magistrati parlano di “gestione malsana” e ne contestano formalmente 282 milioni sui 322 messi nella contabilità. Fondi che secondo i pm hanno formato ricavi fittizi in grado di camuffare perdite di esercizio: 39 milioni anziché 171 milioni nel 2019, 89 milioni anziché 209 milioni nel 2000, 209 milioni anziché 240 milioni nel 2021.
A dipingere il quadro hanno contribuito le intercettazioni telefoniche. Ultimamente la Juventus era una “macchina ingolfata”. E non era tutta colpa dell’emergenza sanitaria: “Non è solo il Covid, questo lo sappiamo bene”.
Il punto, annotano i pm nel decreto di perquisizione, erano “gli investimenti oltre le previsioni di budget”, o i costi connessi ad acquisti e stipendi scriteriati”, oppure, come ammettevano ai piani alti, “gli ammortamenti e tutta la m**** che sta sotto e non si può dire”.
La soluzione, secondo gli inquirenti, si rivela nella frase captata dalle Fiamme Gialle: “dovevi fa’ le plusvalenze e facevi le plusvalenze”. Sovente su ragazzi under 17, under 19 e under 23. “Anomalie ricorrenti” sono spuntate, secondo i pm, analizzando le compravendite dei singoli. Come gli scambi “a specchio” che terminano “a somma zero”: per esempio, l’acquisto dall’Olympique Marsiglia di Akè per 8 milioni di euro in cambio, alla stessa cifra, del 19enne Tongya. O le operazioni a corrispettivi giudicati “fuori range”: un caso è l’acquisto dal Barcellona del ventenne Marques Mendez (ora in prestito al club spagnolo CD Mirandés) per 8,2 milioni di euro, in cambio del brasiliano Matheus Pereira, valutato 8 milioni di euro.
Incuriosiscono i pm le trattative perfezionate in prossimità della scadenza contrattuale: su tutte, l’acquisto dal Genoa di Nicolò Rovella (18 milioni) con contestuale cessione ai rossoblù di Portanova (10 milioni) e di Petrelli (8 milioni). Gli illeciti restano comunque ancora da dimostrare.
È assai difficile, infatti, determinare con criteri oggettivi il reale valore economico di un calciatore, e su questo le difese daranno certamente battaglia. “Una volta c’erano parametri oggettivi, precisi, oggi è tutto soggettivo, il mercato libero ha portato anche questo”, spiega Eraldo Pecci, ex calciatore e commentatore tv, più volte nominato dai tribunali come perito per la valutazione del parco giocatori dei club.
La Procura ha poi acceso un faro sui rapporti fra la Juve e Cristiano Ronaldo. Uno degli intercettati si è lasciato sfuggire un commento su una “carta famosa che teoricamente non deve esistere”, e la Guardia di Finanza ha ricevuto l’incarico di cercare e recuperare quella che sembra una scrittura privata dove – è l’ipotesi – ci sono dettagli su contratto e retribuzioni arretrate. Caccia aperta anche a un documento sulla presunta esistenza di “un obbligo non federale” a carico dell’Atalanta nell’ambito dei trasferimenti di Demiral e Romero.
Gli indagati di cui si ha notizia (nessun calciatore) sono Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’ex dg Fabio Paratici, i dirigenti (o ex) Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Marco Re. La Juventus è chiamata in causa in qualità di persona giuridica e, sul fronte della giustizia penale, in caso di condanna rischia una forte sanzione pecuniaria. In ambito sportivo c’è il precedente del Chievo, che nel 2018 (per una questione analoga) si vide decurtare tre punti dalla classifica. Anche la Consob potrebbe prendere iniziative se emergessero false comunicazioni ai mercati.
Juve: gli ‘strani’ scambi, da Pjanic a Cancelo
Giocatori scambiati a prezzi molti alti, a volte quasi senza movimento di denaro. Con il sospetto che il tutto serva a sistemare i bilanci delle società.
Di per sé la plusvalenza è legittima: si genera, al momento della cessione, tra il prezzo di vendita e il valore residuo non ammortato. Ma se diventa fittizia il discorso può cambiare. Ed è un tema annoso, tornato d’attualità un mese fa, quando si è saputo che sul tavolo della procura della Federcalcio era finita una relazione della Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche.
A balzare all’occhio sono anche diversi movimenti di calciatori in casa Juventus. L’affare più significativo è stato quello Pjanic-Arthur con il Barcellona. Il bosniaco passato ai catalani era stato valutato 60 milioni, il brasiliano arrivato a Torino 72.
Importante anche lo scambio Cancelo-Danilo con il Manchester City, che aveva generato “un effetto economico positivo”, quindi una plusvalenza, “di circa 28,6 milioni di euro”, si legge nel comunicato stampa della Juventus dell’agosto 2019. Il portoghese era stato ceduto per 65 mln alla squadra guidata da Pep Guardiola mentre il brasiliano era arrivato all’ombra della Mole per 37.
Ma c’è stata anche la vendita del portiere Audero alla Sampdoria, oltre a una serie di acquisti e cessioni di giovani. E’ il caso dell’affare con il Genoa, che aveva ceduto ai bianconeri Rovella per 18 milioni, vedendosi ricambiato con Portanova (10 mln) e Petrelli (8 mln).
C’è poi l’acquisto dal Barcellona di Alejandro Marques Mendez, attaccante spagnolo ventenne ora in prestito al club spagnolo Cd Mirandés, per 8,2 milioni di euro, in cambio del centrocampista brasiliano 23enne Matheus Pereira valutato 8 milioni di euro. Da ricordare anche l’acquisto dall’Olympique Marsiglia del ventenne Marley Akè per 8 milioni di euro, in cambio della cessione alla stessa cifra di Franco Tongya, 19enne nato a Torino da genitori camerunensi e cresciuto nel vivaio della Juventus.
I bianconeri hanno fatto ampio uso dello strumento delle plusvalenze negli ultimi anni. La voce ‘Proventi da gestione diritti calciatori’ era a quota 157,2 milioni nel bilancio 2018-19 e a 172 milioni nel bilancio 2019-20. Nell’esercizio 2020-21 si è fermata a quota 43,2 milioni, un’inversione di tendenza, “in parte correlata al contesto economico estremamente difficile per il settore a causa della pandemia”.