Paola Galeone, il prefetto di Cosenza ai domiciliari con l’accusa di aver preso denaro dall’imprenditrice Cinzia Falcone, ha risposto a tutte le domande del Gip del tribunale di Cosenza Letizia Benigno che l’ha interrogata oggi per quasi due ore dopo il clamoroso arresto dello scorso 2 gennaio. “Sono innocente. E’ stato tutto un equivoco”, avrebbe detto al giudice l’alto funzionario del ministero dell’Interno.
L’avvocato Franco Sammarco, suo difensore insieme ai legali Nicola Carratelli (del foro di Cosenza) e Biagio Leuzzi (Taranto), ha detto ai cronisti che la Galeone “ha fornito la sua versione dei fatti con assoluta limpidità, coerenza e tranquillità. Aspettiamo le determinazioni del giudice”. Il prefetto è arrivata in tribunale dalla sua casa di Taranto, dove si trova ai domiciliari.
Sammarco ha lamentato l’eccessivo clamore mediatico della vicenda, parlando di “informazione pilotata, anche troppo” e ha riferito della dottoressa Galeone come una persona provata per le vicissitudini di cui è protagonista. “Il giudice, al quale abbiamo chiesto la revoca della misura – ha detto Sammarco – dovrà decidere, poi vedremo il da farsi, compreso il ricorso al Tribunale del Riesame”. Galeone, dopo l’arresto è stata sospesa dalle sue funzioni dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
“Non posso rivelare particolari – ha aggiunto Sammarco in un altro passaggio citato dall’Ansa – ma in ogni caso è stata fornita una versione realistica dei fatti e a breve saprete, quando sarà possibile sapere. Della Falcone – ha detto ancora il legale -, ha parlato in termini di assoluta cordialità. La dottoressa Galeone non sta benissimo perché è un prefetto che si trova in questo momento nella situazione che conoscete, peraltro con una particolare attenzione degli organi di informazione, anche fuori regione, direi anche un po’ innaturale, però si difende”.
Paola Galeone è stata arrestata con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo le indagini della Squadra mobile coordinata dalla Procura di Cosenza, la più alta carica dello Stato in città avrebbe intascato una busta con il denaro consegnatole da Cinzia Falcone, l’odierna accusatrice. La Galeone avrebbe proposto all’imprenditrice di emettere una fattura fittizia di 1220 euro per poter spendere un residuo del fondo per i prefetti. Secondo il presunto patto, settecento euro erano destinati al prefetto, 500 euro alla Falcone. Quest’ultima ha poi denunciato tutto alla Polizia la quale ha organizzato la “trappola” nel bar in cui la prefetta è stata trovata con la busta e il contante, già preventivamente segnato.