Sulla questione dei migranti bisognerebbe “mandare i servizi segreti nel Centro Africa per capire chi organizza queste traversate nel deserto”. Poi occorre “andare lì e costruire aziende agricole, ospedali, scuole e rendere un territorio vivibile”. Lo ha detto il Procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri intervistato da Giovanni Minoli, nel suo format “Faccia a Faccia” su La7, in cui si è parlato della recente operazione antimafia Stige e di altri temi caldi.
“Personalmente – ha spiegato – la strategia di Minniti non mi è piaciuta perché non è da Stato civile e occidentale far costruire delle gabbie sulle coste della Libia per impedire che gli immigrati partano. Quello è un tappo”. Il riferimento è all’accordo del ministro con la Libia per tentare di arginare i flussi migratori.
Il magistrato ha sottolineato “mentre noi parliamo, so che ci sono delle donne che le stanno violentando o bambini che vengono bastonati a sangue e non sto tranquillo perché ne arrivano 2000 in meno”.
Parlando di contrasto alla mafia, Gratteri ha spiegato che l’iniziativa di Minniti di far sottoscrivere un registro antimafia è qualcosa di “superato” e ritiene che “l’agenzia dei beni confiscati così è insufficiente: la sede unica deve essere a Palazzo Chigi affinché si interfacci con tutti i ministeri. Perché se io sequestro una ditta che produce bulloni deve essere Finmeccanica a comprare i bulloni da quella ditta”.
“Finiamola con questi campanili che la sede deve stare a Palermo o in Calabria”, ha evidenziato Gratteri che sulla Commissione Antimafia ha perplessità: “Non ha la forza sul piano normativo di essere propositiva, è un’organismo debole anche se rappresenta tutto l’arco costituzionale”.
Sulla sua mancata nomina a ministro della giustizia nel governo Renzi, dice Gratteri di aver appreso che “è stato il Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano, ndr) che non ha voluto, forse perché sono un uomo troppo caratterizzato mi è stato detto, ma non conosco i suggeritori del Presidente della Repubblica”.