‘Ndrangheta, sequestrati beni per 45 milioni a due imprenditori edìli

Carlomagno

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Nell’ambito di una strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie criminali, intrapresa dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato sull’intero territorio nazionale, nella mattinata odierna, il Servizio Centrale Anticrimine e la Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria, Messina, Milano, Bari e negli Stati Uniti, un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dal Questore di Reggio Calabria Bruno Megale.

Il provvedimento di sequestro riguarda beni ed assetti societari, per un valore complessivo di 45 milioni di euro, riferibili a due fratelli, imprenditori attivi nel settore dell’edilizia ed intermediazione immobiliare. I predetti, allo stato degli atti e fatte salve successive valutazioni nel merito, furono raggiunti nel 2019 da ordinanza di custodia cautelare in carcere e recentemente da richiesta di rinvio a giudizio, poiché ritenuti “imprenditori di riferimento” di un’articolazione di ‘ndrangheta, nell’ambito di un’operazione condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che ne disvelò la piena operatività finalizzata ad acquisire la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti o vantaggi ingiusti anche attraverso la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente, nonché per impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai concorrenti esterni, ai contigui o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.

Dal quadro complessivo relativo a diverse inchieste giudiziarie, è emerso che nonostante i due imprenditori, nel corso di quasi un ventennio, fossero stati sottoposti ad estorsione ad opera delle numerose cosche egemoni nei quartieri in cui avevano aperto cantieri edili, gli stessi fossero stati rappresentati nelle interlocuzioni con i vertici delle varie ‘ndrine dagli esponenti della cosca di riferimento, garantendo loro un trattamento di favore, attraverso relazioni funzionali integranti un vero e proprio patto di protezione mafiosa.

Le odierne indagini patrimoniali, svolte dai menzionati uffici anche in territorio estero, che hanno riguardato l’arco temporale di oltre un trentennio, hanno consentito di raccogliere rilevanti elementi indiziari volti a dimostrare come gli imprenditori in questione, a fronte di un quadro reddituale insufficiente a soddisfare persino le primarie esigenze di vita, avevano avviato, godendo del sostegno della cosca “Libri” sin dagli anni ’90, fiorenti attività economiche alimentate da capitali illeciti, riuscendo ad acquisire il controllo di un importante segmento dell’edilizia reggina e a proiettare i loro interessi, sia in Italia che negli Stati Uniti, in numerosi altri rami imprenditoriali, quali il settore edile, immobiliare, dell’editoria, della ristorazione, assicurativo e dei giochi e delle scommesse.

Accogliendo la proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica e dal Questore di Reggio Calabria, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione delle Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, allo stato degli atti e fatte salve successive valutazioni, ha disposto, pertanto, il sequestro di società e delle quote sociali detenute dai proposti in 18 società, di cui una in Florida (Stati Uniti), di una ditta individuale, 10 veicoli, 337 fabbricati, 23 terreni, nonché il sequestro dei rapporti finanziari comunque a loro riconducibili per un valore complessivamente stimato di circa 45 milioni di euro.

“”La Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato sta attuando da anni una strategia finalizzata a colpire i patrimoni illeciti accumulati dalle mafie, utilizzando sia i sequestri penali che le misure di prevenzione patrimoniali”, è il commento all’operazione del direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina.

“Dal 2019 – prosegue – sono stati sequestrati, su tutto il territorio nazionale, beni per oltre 650 milioni di euro alla sola ‘ndrangheta. Quest’ultima, colpita dall’operazione odierna, è l’organizzazione mafiosa più pericolosa, sia dal punto di vista militare che economico. Grazie alla sinergia operativa tra indagini tradizionali e accertamenti patrimoniali, il contrasto alle organizzazioni mafiose non si ferma all’apparato militare – e quindi alla repressione di reati come le estorsioni e il traffico di armi e stupefacenti – ma colpisce le ricchezze accumulate grazie alle attività delittuose, funzionali alla sopravvivenza stessa delle organizzazioni criminali”.

Ulteriori dettagli sull’operazione di oggi saranno forniti durante una conferenza stampa, in programma in mattinata presso la questura di Reggio Calabria. Vi prenderanno parte il direttore centrale anticrimine, il questore Bruno Megale e il direttore del Servizio Centrale Anticrimine, Giuseppe Linares.