Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria stanno spulciando a fondo la posizione del dottor Antonio Napoli, marito della dottoressa Francesca Romeo, la donna uccisa sabato mattina in un agguato sulla stradina isolata di Santa Cristina d’Aspromonte dopo che la professionista aveva smesso di lavorare nella postazione di Guardia medica di quel centro.
Al momento non vi sono elementi che veicolino le attenzioni della Polizia sul medico psichiatra che guidava l’auto al momento dell’agguato, ma restano alcuni punti che al momento sembrano sollevare qualche punto poco chiaro, almeno nelle prime ipotesi di ricostruzione.
Resta pacifico che il delitto è stato eseguito con modalità mafiose. Perché allestire questo “teatrino” se il delitto potrebbe essere stato compiuto altrove e non in zona isolata? Non lo è, per ora, soltanto per esclusione del fatto che entrambi i coniugi erano senza macchia “criminale”, professionisti rispettati che non risulterebbero mischiati in giri poco raccomandabili, almeno dalle prime indagini.
Tuttavia la zona isolata, certamente super sorvegliata da “vedette” stile ‘ndrangheta che avevano il compito di avvisare il sicario o i killer al giungere della Peugeot a ridosso del curvone teatro del delitto, dà tutto da pensare ad una esecuzione appunto poco plateale con pochi rumori, stradine evidentemente bloccate e soprattutto senza occhi indiscreti: gli unici sono quelli del dottor Napoli, il supertestimone, il solo, l’unico ad aver visto ciò che è successo. Ed è questo un elemento non poco importante.
Il primo punto è il seguente: come mai l’auto guidata dal dottor Napoli non si è “svincolata” appena sono giunti i primi colpi, soprattutto guardando in faccia il killer (travisato?) della moglie col fucile da caccia puntato contro? Si è vero, è rimasto lievemente ferito. Magari un pallino di striscio, ma il colpo fatale lo ha preso la moglie, pare di lato.
Per “svincolata” si intende che il conducente poteva fare delle manovre molto brusche su strada, come sbandare, lasciare segni vistosi di frenate o accelerate. Succede. Se uno viene preso di mira, la prima cosa che di istinto tende a fare è scappare a ruote levate. Ipotizziamo ad esempio di avere improvvisamente davanti una buca, la prima cosa che fa il guidatore è di evitarla, anche al costo di sbandare o finirci dentro. E’ un gesto abbastanza spontaneo. Perché?
Dalle immagini sembra invece che la Peugeot si sia incomprensibilmente fermata all’esplosione del primo colpo, sempre che il primo colpo fosse già partito. Inchiodata presenza di segnali di pericolo alcuno. Perché questo comportamento? Che significa questo? C’è stato un appostamento “mafioso” da parte del sicario sbucato dal nulla per parlare dapprima con il Napoli o con vittima o con entrambi? Un professionista o un dilettante? Non sappiamo.
Un altro punto, non secondario: Dal parabrezza della Peugeot forato appare che la traiettoria sembra parallela all’obiettivo: al proposito, le indagini al momento non hanno chiarito se l’obiettivo dei sicari fosse la dottoressa Romeo o il marito dottor Napoli. Il primo foro della fucilata è quasi centrale, più sulla sinistra, il secondo sarebbe laterale. Davvero difficile stabilire se la vittima designata fosse la signora o il consorte. Fra l’altro il proiettile che fora il parabrezza, a detta degli investigatori, sarebbe finito nel cofano senza fare danni. Quindi, chi ha sparato il primo colpo?
Per cercare il movente del delitto eccellente sono all’opera decine di esperti della Polizia. Gli inquirenti procedono per esclusione: non ci sarebbe apparentemente mafia, sono al vaglio questioni professionali della Romeo, ma pure del dottor Napoli, così come potrebbero esserci motivi privati legali alla compravendita di qualcosa oppure alla cessione “forzosa” di qualche proprietà, richiesta magari non concessa. Non è chiaro nulla. Si procede alla cieca.
Tornando al punto precedente, non conoscendo gli esiti dell’autopsia, cioè in che punto o punti del corpo è stata colpita la dottoressa Romeo. L’esame autoptico ci dirà di più.
Con questo non possiamo escludere che il sicario per compiere il delitto si sia posto al sicuro sopra un grosso ramo di un albero che sovrasta la strada per cogliere proprio in piena sorpresa i coniugi Napoli. La strategia sembra perfetta per un assassino, o forse due. “Lo uccido è manco se ne accorge…”.
Il killer sull’albero fallisce però l’obiettivo (non prende ne l’una, di vittima designata, nell’altro); ci riuscirà quello a terra sparando lateralmente, se quello sparato dall’alto o frontale è andato a vuoto. Tornando alla domanda iniziale, chi era il vero destinatario dei killer? La dottoressa Francesca Romeo o il dottor Antonio Napoli?
Dino Granata