E’ stato interrogato dal gip per oltre tre ore, Domenico Lucano, arrestato due giorni fa nell’ambito di una inchiesta della Procura di Locri in cui si ipotizzano le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti sull’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.
“Io non ho mai guadagnato, né preso soldi da alcuno. A chi voleva darmeli – ha detto Lucano – ho sempre detto di devolverli in beneficenza. A Riace sono stati usati soldi pubblici solo per progetti relativi ai migranti e per alleviare sofferenze, opportunità di lavoro e di integrazione o dare una vita migliore a perseguitati o richiedenti asilo”.
“Ho deciso di affidare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti – ha spiegato il sindaco di Riace – a due cooperative per liberare le strade di Riace dall’immondizia e, soprattutto, per non fare cadere il servizio nelle mani delle ecomafie”. “Posso affermare di avere preso quella decisione – ha aggiunto Lucano – in tutta tranquillità e serenità, a differenza di quanto invece succede in altri comuni”.
Il giudice si è ora riservato di valutare se rimetterlo in libertà o confermare la custodia cautelare agli arresti domiciliari. Per la sua compagna era stato disposto il divieto di dimora nel territorio riacese. Domenico Lucano, non ha restrizioni nel comunicare o nel ricevere persone. Lo ha riferito egli stesso ai giornalisti. “Mi ha detto: lei sindaco può ricevere, può telefonare, non le abbiamo fatto delle restrizioni, non la stiamo trattando come tutti perché capiamo”, avrebbe detto il gip a Lucano.
“Non ho nulla da nascondere e da non dire, tutto quello che so lo dico, tutto”, ha detto ai giornalisti Lucano, entrando nel Tribunale di Locri. Lucano ha successivamente lasciato il palazzo di giustizia di Locri, accompagnato dai suoi due avvocati, Antonio Mazzone e Andrea Daqua.
A carico di Lucano la Procura aveva ipotizzato anche la distrazione a fini privati dei fondi destinati ai centri d’accoglienza per i migranti, ma i reati sono stati rigettati dal Gip. La procura aveva chiesto complessivamente 15 arresti, ma il giudice aveva concesso solo quello a carico del sindaco che mercoledì scorso era stato sospeso dalle sue funzioni dal prefetto di Reggio Calabria.
In tutto sono 31 le persone indagate nell’ambito dell’operazione denominata “Xenia” e condotta dalla Guardia di Finanza. Parlando coi cronisti Lucano ha detto ancora: “Perchè parlano di matrimoni al plurale?”.
“È stato solo uno, ma non è stato combinato. Abbiamo fatto le pubblicazioni, come in tutte le cose regolari. Mi sembra una cosa assurda”. Circa la raccolta dei rifiuti Lucano ha precisato: “C’è una mafia che controlla questo ciclo dei rifiuti e praticamente io ho cercato di fare luce, di coinvolgere le cooperative sociali. Devo pagare per questo?”, si è difeso il sindaco di Riace, al quale la Procura contesta, fra l’altro, irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nel piccolo centro della fascia ionica reggina, noto per i suoi progetti di accoglienza dei migranti.