Svolta nelle indagini sull’omicidio di Bruno Ielo, presi il killer e il mandante

Francesco Polimeni, ritenuto affiliato alla cosca Tegano, aveva una tabaccheria vicino a quella della vittima che venne minacciata al fine di chiudere il suo esercizio per accrescere la sua attività. Nel 2016 organizzò una rapina da Ielo durante la quale quest'ultimo fu ferito a colpi di pistola. Il tabaccaio non aveva ceduto alle "pretese" e un anno dopo fu ucciso.

Carlomagno

REGGIO CALABRIA – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso in un agguato nel 2017 a Reggio Calabria. La Squadra Mobile, su mandato del giudice che ha accolto le richieste della Dda, ha arrestato quattro persone ritenute mandanti ed esecutore del delitto.

Si tratta di Francesco Polimeni, 55enne considerato affiliato alla cosca Tegano, mentre il killer sarebbe Francesco Mario Dattilo, di 46 anni. In manette sono finite altre due persone, Cosimo Scaramozzino, di 51 anni e Giuseppe Antonio Giaramita, di 56. Sono accusati di omicidio premeditato, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e dall’aver agevolato la cosca di ‘ndrangheta Tegano.

Ricostruite le fasi dell’agguato.

Un faticoso lavoro di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza, per tantissime ore di registrazione, ha consentito agli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile di Reggio Calabria di ricostruire le fasi dinamiche dell’azione delittuosa e individuare i componenti del commando in Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino che seguivano Bruno Ielo con una Fiat Panda di colore rosso in stretto raccordo operativo con il killer Francesco Mario Dattilo che agiva a bordo di uno scooter, alternandosi ripetutamente nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che la vittima stava percorrendo per ritornare a casa al termine della giornata di lavoro.

La sanguinosa rapina a Ielo, un anno prima dell’agguato mortale

L’analisi unitaria degli eventi delittuosi posti in essere in danno del tabaccaio ha consentito agli investigatori della Polizia di fare luce anche sulla rapina dell’8 novembre del 2016, nel corso della quale la vittima Bruno Ielo era stato gravemente ferito al volto con un colpo di pistola esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico.

La rapina – secondo l’accusa – sarebbe stata organizzata con finalità intimidatorie da Francesco Polimeni e posta in essere da Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Giaramita (che, con condotta autonoma, aveva sparato in faccia alla vittima per avergli opposto resistenza), era finalizzata a costringere Ielo a chiudere l’attività commerciale per consentire a Polimeni – gestore anch’egli di una vicina tabaccheria – di accaparrarsi i guadagni derivanti dall’acquisizione della clientela della vittima.

Gli investigatori hanno studiato le abitudini degli indagati, monitorato le loro condotte, analizzato le peculiari fattezze fisiche e il modus operandi particolarmente irruento e sono riusciti ad individuare elementi in comune alla rapina e all’omicidio, uno dei quali rilevato con avanzate tecnologie di polizia scientifica che consentivano di dimostrare come l’arma abbandonata da Dattilo sulla scena del crimine la sera dell’omicidio, fosse dello stesso modello di quella impugnata sempre da lui durante la rapina dell’8 novembre 2016, ovvero una Beretta mod. 70 calibro 7.65, tanto – spiegano gli inquirenti – da far ritenere che per commettere l’omicidio di Bruno Ielo, Dattilo abbia utilizzato, con elevata probabilità, la stessa pistola.