La Calabria da zona rossa ad arancione. Ristoranti sempre chiusi e ‘coprifuoco’. In classe 2′ e 3′ medie

Cambia poco. Resta il divieto di circolare dalle 22 alle 5. Ancora in Dad le superiori. Chiuse le università. Saracinesche abbassate nei centri commerciali nei fine settimana. Alcune attività posso riaprire, ma ormai il paese è in ginocchio

Carlomagno

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La Calabria passa da zona rossa a zona arancione. Lo ha deciso il governo con una ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza, che ha adottato la stessa decisione per le regioni Lombardia e Piemonte. L’ordinanza sarà in vigore dal 29 novembre.

Cosa cambia?
Poco in realtà, con il paese che sprofonda in una spirale economica negativa paurosa. In tutte le tre fasce permane il “coprifuoco” dalle 22 alle 5, orario in cui è vietato circolare salvo che per motivi di necessità, lavoro e salute. Con la zona rossa erano vietati gli spostamenti tra comuni e anche all’interno del proprio, con l’arancione sono vietati gli spostamenti tra regioni e da un comune all’altro, salvo necessità.

Con la zona arancione, come con la rossa, restano chiusi Bar e Ristoranti sette giorni su 7, mentre è consentito l’asporto fino alle ore 22. La consegna a domicilio non ha restrizioni. Restano chiusi musei e mostre, così come piscine, palestre, teatri, cinema; mentre i centri sportivi possono rimanere aperti.

Nei giorni festivi e prefestivi restano chiusi i centri commerciali, ad eccezione di tabaccai, edicole e farmacie. Ovviamente nessuna chiusura per i negozi dei generi alimentari. Si sbloccano alcune attività che con la rossa erano ritenute dal governo “non necessarie”.

Ma il nodo cruciale è il mondo della ristorazione che resta chiuso. Con la zona gialla si può lavorare fino alle 18, tagliando di fatto larga parte del fatturato della sera.

Infine, cambia poco anche per il mondo dell’istruzione. Restano chiuse le università, così non muta la didattica a distanza per le superiori. Unica novità è che rientrano in classe anche le seconde e terze medie, prima in Dad. Le scuole dell’infanzia, elementari e la prima media erano già in presenza.

Non cambia nulla rispetto alle restrizioni di indossare le mascherine anche all’aperto, il distanziamento interpersonale e il divieto di assembramento.

L’Italia resta sempre in ginocchio sul piano economico e occupazionale, e tra le fasce istituite dal governo per il tramite del Cts (cambia poco tra l’una e le altre), e con le dure restrizioni al fine di contenere il virus, l’unico risultato certo finora acquisito è che il paese sta precipitando nel baratro e nel caos sociale, con un impatto che sarà devastante in futuro.