Cosenza, Massimo Dapporto è “Un borghese piccolo piccolo”

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
Massimo Dapporto durante il suo spettacolo
Massimo Dapporto durante il suo spettacolo

Sabato 16 dicembre, alle ore 20.30, torna al Teatro Rendano di Cosenza la “Rassegna L’Altro Teatro 2017/2018” con il secondo spettacolo in abbonamento “Un borghese piccolo piccolo” con l’attore Massimo Dapporto.

Finanziato dalla Regione Calabria, quale evento storicizzato- sull’avviso pubblico per la selezione e finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali, la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale- vede, inotre, il supporto dell’Amministrazione comunale di Cosenza.

Organizzato dalla società “L’AltroTeatro” guidata dal gruppo di operatori del mondo dello spettacolo locale: Enzo Noce, Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano. Sul palco del Teatro A. Rendano 14 appuntamenti all’insegna della grande drammaturgia senza dimenticare, però, il divertimento e il puro spettacolo. Prosa, dai grandi classici agli autori contemporanei e poi, commedie e musical questi gli ingredienti del cartellone ideato da “L’AltroTeatro”.

Dunque, sabato 16 dicembre, sarà la volta di una piéce ispirata al celebre romanzo di Vincenzo Cerami (sceneggiattore del Premio Oscar La Vita è bella di Benigni). Dopo aver conquistato il grande schermo nel 1977 grazie al film di Mario Monicelli con Alberto Sordi, il libro di Cerami si fa pièce e approda a teatro con le musiche originali di Nicola Piovani e l’adattamento e la regia di Fabrizio Coniglio. In scena con Dapporto anche Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Matteo Francomano e Federico Rubino.

Il romanzo, che diverge dal film in alcuni nodi narrativi essenziali, è un ritratto di agghiacciante attualità. La peculiarità è la tinta grottesca con cui Cerami descrive le umili aspirazioni del protagonista Giovanni Vivaldi. Il borghese piccolo piccolo è un uomo di provincia che lavora al Ministero, il cui più grande desiderio è quello di “sistemare” suo figlio Mario, proprio lì dove Giovanni lavora da oltre trent’anni.

Ma come ottenere una raccomandazione? Ecco allora l’inizio della disperata ricerca di una “scorciatoia”, per garantire un futuro a chi si vuole bene. Un’indagine sulle aspirazioni e il desiderio di raggirare le regole che una società democratica e civile impone. Questo e ancora di più in una storia in cui l’interpretazione alle molte sfumature è affidata a un Massimo Dapporto capace di rendere il ridicolo e il tragico al contempo, regalando umana vivacità a tutta la famiglia Vivaldi.

Giovanni e Amalia discutono di come il figlio Mario potrà trovare un lavoro ora che ha conseguito il diploma di ragioniere. Giovanni apprende che si terrà un concorso per nuovi posti allo stesso ministero in cui lavora. Giovanni decide di iscrivere Mario, ma sapendo che lui non potrebbe farcela, va a chiedere al capufficio se può favorirlo. Il capufficio, vedendo Giovanni abbattuto, gli chiede se è disposto ad entrare nella Massoneria. Giovanni accetta, e, qualche settimana prima del concorso, ottiene dal capufficio le risposte dell’esame, che fa imparare a memoria a Mario. Il giorno del concorso dei rapinatori che stanno scappando sparano e accidentalmente colpiscono Mario che muore. Amalia, per il dolore della morte del figlio, rimane vittima di una trombosi. Giovanni si abitua al nuovo modo di vivere, ma un giorno, quando si reca in questura per vedere i sospettati, riconosce l’assassino e non dice niente. L’assassino viene rilasciato e mentre ritorna viene seguito da Giovanni che lo cattura e lo porta nella sua baracca vicino al lago dove con del fil di ferro lo lega e lo tortura per diversi giorni finchè muore. Giovanni va in pensione, ma proprio lo stesso giorno Amalia muore. Dopo i funerali, Giovanni ritorna a seppellire l’assassino e poi ritorna alla sua vita di prima.