Naufragio a Cutro, pescatore in aula: “Guardia costiera sapeva ma non era sul posto”

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

“Quando ho chiamato la Guardia costiera per avvisarla della presenza di una barca in pericolo, mi hanno detto che sapevano già dell’imbarcazione naufragata, ma sul posto, in quel momento, non c’era ancora nessuno. Né loro e neppure i carabinieri”.

Ha risposto così Ivan Paone, uno dei pescatori presenti sulla spiaggia di Steccato di Cutro il 26 febbraio dello scorso anno nel momento del naufragio del barcone carico di migranti, ha risposto ad una specifica domanda dell’avvocato di parte civile, Francesco Verri, nel corso dell’udienza davanti al Tribunale di Crotone del processo a carico di tre presunti scafisti del caicco il cui naufragio provocò la morte di 94 persone, tra cui 35 minori, ed una decina di dispersi.

Gli imputati, Sami Fuat, di 50 anni, turco, e Khalid Arslan, di 25, e Ishaq Hassnan, di 22, entrambi pakistani, sono accusati di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato. Nel corso dell’udienza davanti al Tribunale (presidente Edoardo D’Ambrosio) hanno deposto due dei pescatori che si trovavano sulla spiaggia proprio al momento del naufragio e sono stati tra i primi a soccorrere i migranti finiti in mare.

Paone, In particolare, ha detto di avere telefonato alla Guardia costiera alle 4.34. “Ho riferito – ha detto il pescatore – che c’era una barca in difficoltà a causa del mare mosso dalla quale provenivano grida. La Guardia costiera mi ha risposto che ne erano al corrente. Però sulla spiaggia, nel momento del naufragio, c’eravamo soltanto noi”.

Il processo è stato aggiornato al 10 aprile per sentire tre dei superstiti che si trovano ad Amburgo e che verranno ascoltati, con rogatoria internazionale, in videoconferenza.

Intanto si è appreso che ci vorrà circa un mese per la conclusione della seconda inchiesta della Procura di Crotone sul naufragio relativa ai presunti ritardi nei soccorsi al caicco in difficoltà dopo la segnalazione arrivata la sera prima da Frontex. In questa seconda inchiesta sono coinvolti tre finanzieri ed altre tre persone di cui non si conosce l’identità.