‘Ndrangheta, estradato in Italia il boss Domenico Paviglianiti

Carlomagno

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Domenico Paviglianiti in una foto d’archivio (Ansa)

È rientrato oggi dalla Spagna presso lo scalo aeroportuale di “Roma Fiumicino” il latitante di ‘ndrangheta Domenico Paviglianiti, di 60 anni, destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti di 11 anni, 8 mesi e 15 giorni, per associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Lo comunica una nota dell’Arma.

Paviglianiti è stato scortato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della Direzione Centrale della Polizia Criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi. L’uomo, originario di San Lorenzo di Reggio Calabria era stato arrestato a Madrid il 3 agosto scorso, sulla base di un Mandato di Arresto Europeo, eseguito dalla Polizia spagnola “Udyco Central”, nell’ambito di un’operazione di polizia resa possibile dalla cooperazione fornita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bologna, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Bologna, Dott. Giuseppe Amato e dai sostituti Dott. Roberto Ceroni e Dott. Michele Martorelli, in collaborazione con Eurojust (Dott. Filippo Spiezia) e in stretto raccordo con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto I-CAN e team ENFAST).

Domenico Paviglianiti, ritenuto elemento apicale dell’omonimo casato ‘ndranghetista, tuttora operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri (Reggio Calabria) con ramificazioni nel nord Italia, in particolare in Lombardia e nel Sud America per la gestione del traffico internazionale di stupefacenti, era già stato condannato all’ergastolo (pena in seguito sostituita in quella della reclusione a trenta anni) per una serie di omicidi, associazione di tipo mafioso e reati concernenti gli stupefacenti, commessi a partire dagli anni ’80.

Lo stesso, in particolare, ha avuto un ruolo di primordine nel corso della cosiddetta “seconda guerra di mafia”, allorquando unitamente ad altre famiglie di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con quella dei Condello.

La complessa e articolata attività investigativa avviata a gennaio 2021, scaturisce dal nuovo provvedimento emesso dalla Procura felsinea nei confronti del Paviglianiti in relazione a un ricorso in Cassazione promosso dalla medesima Autorità Giudiziaria che aveva rilevato un antecedente erroneo calcolo della pena tale da consentire al Paviglianiti di essere rimesso in libertà nell’ottobre del 2019. In quell’occasione lo stesso aveva lasciato l’Italia e aveva trovato rifugio in Spagna approfittando di uno strutturato circuito relazionale in quel paese, consolidatosi attraverso gli illeciti traffici ivi gestiti.

L’attività di indagine, dopo una preliminare attività di analisi, con intercettazioni e servizi di polizia giudiziaria attivati a fini di ricerca e in ragione della latitanza del Paviglianiti, permetteva di comprendere non solo che il medesimo poteva aver trovato rifugio in Spagna, ma anche che (quanto meno) i suoi più stretti familiari avevano, comunque, assunto una serie di iniziative più che verosimilmente finalizzate ad aiutare il ricercato.

In ragione di tali elementi e per poter accedere a mezzi di ricerca della prova di maggior portata (in Italia ed all’estero), è stato iscritto il p.p. 3812/21 per il reato di favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso.

In detto contesto sono state, quindi, intraprese sul territorio nazionale attività di indagine ad ampio spettro – intercettazioni telefoniche, ambientali e con captatore, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, esame di tabulati telefonici su tutta la cerchia dei familiari sicuramente a contatto con l’interessato (alcuni trasferiti direttamente in Spagna proprio a partire dalla “scomparsa” di Paviglianiti) – e, altresì, richieste e in parte ottenute analoghe attività in territorio iberico.

In Spagna, in particolare, sono stati inoltrati diversi Ordini di Indagine Europei (O.I.E.) che, nel tempo, hanno permesso di aprire un vero e proprio canale di collegamento tra Forze di polizia, con reciproci e aggiornati scambi informativi. Un collegamento che, unitamente alle attività svolte in Italia, ha consentito di comprendere l’esatta localizzazione di Paviglianiti a Madrid e di giungere alla sua cattura. Una cattura, peraltro, che ha portato al recupero (grazie all’ennesimo O.I.E. con cui sono state richieste all’Autorità Giudiziaria spagnola perquisizioni e sequestri ad ampio spettro) oltre a diverse migliaia di euro in contanti, anche numerosi telefoni cellulari (alcuni verosimilmente dei cryptophone) la cui prossima analisi non è escluso possa fornire rilevanti informazioni sul recente periodo di attività del latitante e sui soggetti che gli hanno garantito sostegno.

La cattura e il rientro in Italia del latitante rappresenta un importante risultato del progetto “I-CAN” (Interpol Cooperation Against ‘ndrangheta) contro la ‘ndrangheta, promosso dall’Italia insieme ad Interpol e che ha agevolato la cooperazione internazionale di polizia permettendo ad oggi la cattura all’estero di 20 latitanti di ‘ndrangheta. Le recenti catture confermano la ramificazione del fenomeno criminale e la sua capacità di pervasione e diffusione internazionale.