Omicidio tabaccaio a Reggio, due condanne all’ergastolo

L'ex carabiniere in pensione Bruno Ielo fu ucciso perché era concorrente del presunto mandante, ritenuto vicino ai Tegano di Archi, che aveva un esercizio di tabacchi non distante dalla rivendita della vittima. Carcere a vita anche per esecutore materiale

Carlomagno

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Confermato l’impianto accusatorio della Dda di Reggio Calabria sull’omicidio di Bruno Ielo, l’ex carabiniere che da pensionato gestiva una tabaccheria a Gallico, nella periferia nord della città, ucciso il 25 maggio 2017.

Su richiesta del pm Stefano Musolino, la Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo Franco Polimeni che, pur non avendo mai riportato condanne definitive per associazione mafiosa, è sospettato di essere uno dei vertici della cosca Tegano di Archi.

Cognato del boss Pasquale Tegano, per l’accusa Polimeni sarebbe stato il mandante. Carcere a vita anche per Francesco Mario Dattilo, ritenuto il killer che sparò due colpi di pistola uccidendo Ielo nel quartiere di Catona mentre rientrava a casa.

Il processo è nato dall’inchiesta “Giù la testa” della Dda condotta dalla squadra mobile e coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri. Al termine delle udienze, dopo oltre 4 ore di camera di consiglio, così come aveva chiesto il pm, la Corte ha condannato a 30 anni anche Cosimo Scaramozzino, ritenuto l’uomo di fiducia di Polimeni.

Oltre che dell’omicidio, i tre erano accusati di estorsione e illecita concorrenza con minaccia per aver compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Ielo e la figlia a chiudere, o comunque, diminuire il volume di affari della rivendita”.

Reato, questo, contestato anche a Giuseppe Antonio Giaramita condannato a 15 anni per tentato omicidio ai danni dello stesso tabaccaio. Giaramita, infatti, è ritenuto il complice che assieme a Dattilo e a Polimeni risponde della rapina subita alcuni mesi prima da Ielo che, nell’occasione, fu ferito gravemente con un colpo di pistola in bocca.

Per l’accusa, nonostante le minacce subite, l’ex carabiniere non aveva mai abbassato la testa davanti a Polimeni. Per gli inquirenti Ielo era “un semplice e onesto tabaccaio” che da solo aveva messo in discussione il ruolo e il prestigio della cosca Tegano.

Polimeni aveva la sua attività a poche centinaia di metri da quella di Ielo. Come chiesto dalla Procura, infine, è stata assolta la quinta imputata, Rita Polimeni che, con il padre Franco, era accusata di un’intestazione fittizia per la gestione della tabaccheria concorrente di quella della vittima.