‘Ndrangheta, blitz della Polizia contro ‘mandamento’ di Reggio: 28 arresti

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

blitz polizia di stato

La Polizia di Stato, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, ha eseguito stamane diverse misure cautelari e sequestri di beni a carico di soggetti indagati per associazione mafiosa ed altri reati, ritenuti affiliati alle cosche di ndrangheta Libri e Tegano-De Stefano di Reggio Calabria.

L’operazione, in codice “Atto Quarto” è stata condotta a Reggio Calabria ed in altre città italiane dove i poliziotti hanno eseguito 28 arresti 28 soggetti (23 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) disposti dal gip a carico di soggetti indiziati, a diverso titolo, di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine condotta dalla Squadra mobile, in particolare, ha colpito presunti esponenti delle cosche Libri e Tegano-De Stefano del mandamento centro di Reggio Calabria, tra le quali vigeva un accordo spartitorio per le estorsioni da eseguire in alcune aree della città.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è in corso il sequestro preventivo del compendio aziendale di 11 società riconducibili ad imprenditori a cui viene, invece, contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica costituiscono il natura seguito (da qui il nome convenzionale Atto Quarto) delle investigazioni note come Theorema – Roccaforte, Libro Nero e Malefix, che nel tempo hanno disvelato assetti e dinamiche criminali delle cosche Libri, De Stefano e Tegano, con la conseguente esecuzione di misure cautelari nei confronti di numerosi soggetti. Le odierne acquisizioni investigative, costituite da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma anche dalle dichiarazioni di un imprenditore vittima di estorsione, hanno consentito di acclarare la perdurante operatività della cosca Libri non solo nella storica roccaforte costituita dal quartiere di Cannavò e zone limitrofe, ma anche la sua influenza nei quartieri di Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio, nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana nonché nella zona centro di Reggio Calabria, porzione di territorio quest’ultima all’interno della quale vigono accordi spartitori con le consorterie De Stefano e Tegano.

In ordine agli assetti del gruppo criminale, l’attività investigativa ha posto in evidenza la persistente operatività di Edoardo Mangiola, considerato capo del locale di Spirito Santo, già detenuto perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, che attraverso l’utilizzo di telefoni cellulari abilmente modificati e introdotti all’interno degli istituti di pena ove era recluso, con la fattiva collaborazione del figlio Beniamino Mangiola, continuava a dare disposizioni ad alcune dei più fidati sodali quali Francesco Palmisano, Domenico Siclari, Caterina Belfiore e Ernesto Barbaro. Nonostante l’accertata operatività del predetto Mangiola, il suo stato di detenzione e quello del capo cosca Antonio Libri, a cui, con l’ordinanza eseguita oggi vengono contestati nuovi episodi estorsivi, hanno imposto di affidare la reggenza della cosca a Antonino Votano, ritenuto vertice della ndrina di Vinco e Pavigliana.

L’indagine, inoltre, ha fatto emergere l’operatività, in seno alla cosca Libri, di un’ulteriore articolazione, ossia quella di San Cristoforo, territorio limitrofo a quello di Spirito Santo, al cui vertice, secondo la ricostruzione investigativa, ci sarebbe Filippo Dotta, che in virtù del suo ruolo è deputato anche alla gestione delle attività estorsive. Nella medesima area territoriale è stata censita, dopo la sua scarcerazione, l’attivismo di Claudio Bianchetti, ritenuto braccio operativo della cosca, che per come documentato dalle indagini si relazionava costantemente ed in maniera riservata, con l’attuale presunto reggente Antonino Votano.

Nel territorio di Gallina, invece, anch’esso sotto l’influenza della cosca Libri, i presunti referenti sono stati individuati nei fratelli Emanuele Quattrone e Vittorio Quattrone, che per la gestione degli affari illeciti si sono relazionati, fino al suo arresto, con Antonio Libri e, successivamente, con Antonino Votano, Cristofaro Zimbato e Claudio Bianchetti. Sul medesimo territorio ulteriori soggetti affiliati sono risultati essere Demetrio Polimeno e Domenico Polimeno che nell’arco temporale compreso tra il dicembre 2018 ed il dicembre 2020, su mandato dell’allora capo cosca Antonio LIBRI, inteso Totò, si erano resi responsabili di una serie di estorsioni.

Ulteriore territorio sottoposto all’influenza della cosca Libri è quello delle frazioni pre-aspromontane di Terreti, Straorino ed Ortì, dove il sodalizio opera nel settore delle estorsioni, in simbiosi con i componenti della cosca Morabito intesi “i Grilli”, attraverso i presunti sodali Carmelo Serafino e Pietro Danilo Serafino.

L’indagine ha ricostruito ancora il ruolo di uno dei più fidati collaboratori di Antonio Libri, Giovanni Chirico, che in una sorta di veste di ministro degli esteri è stato delegato soprattutto a gestire i rapporti con gli esponenti della cosca Tegano, ma anche quello di Antonino Gullì, originario di Roccaforte del Greco, già esponente della cosca Zavettieri egemone su quel territorio, rivelatisi essere tra i più fidati luogotenenti di Antonio Libri.

Con particolare riferimento agli accordi con la cosca De Stefano – Tegano, le interlocuzioni con gli esponenti apicali della stessa, Carmine De Stefano (poi tratto in arresto nell’operazione Malefix), Michele Crudo (genero del boss Giovanni Tegano) e Mariano Tegano ( figlio del boss Pasquale Tegano), questi ultimi colpiti dalla odierna misura cautelare, sono stati mediati, tra gli altri, dal sodale Davide Bilardi, anch’egli affiliato al sodalizio arcoto e attinto da misura cautelare nel presente procedimento.

A riprova del carisma e delle significative relazioni criminali della cosca LIBRI sono stati censiti, infine, solidi rapporti con le articolazioni di ndrangheta sia del mandamento tirrenico sia del mandamento Ionico. Oltre al reato di associazione mafiosa ad alcuni degli indagati vengono contestati diversi episodi estorsivi ai danni di imprenditori impegnati nella realizzazioni di lavori ed appalti nei territori di influenza criminale della cosca.

Ad alcuni imprenditori, di converso, viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ritenendo che gli stessi avevano stretto un vero e proprio rapporto sinallagmatico con la cosca, versando somme di denaro o assumendo personale segnalato in cambio di protezione e aiuto ad acquisire commesse ed espandere le proprie attività, in alcuni casi anche al di fuori della provincia di Reggio Calabria.

Altra vicenda criminale su cui le indagini hanno fatto, seppur parzialmente, luce è il tentato omicidio posto in essere il 17 maggio del 2017 a Reggio Calabria in pregiudizio di Antonio Baggetta. Per tale fatto risultano indagati Edoardo Mangiola e Filippo Dotta, che avrebbero avuto il compito di procurare ed occultare le armi ed il motociclo (poi rinvenuti e sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato) utilizzati per portare a compimento il delitto.

Da evidenziare, infine, che Edoardo Mangiola, ancora durante lo stato di detenzione, è risultato attivo anche nel traffico di stupefacente, in particolare cocaina. Sfruttando, infatti, la possibilità di comunicare dal carcere attraverso un telefono abusivamente detenuto, incaricava il figlio Beniamino di recuperare circa 800 grammi di cocaina in un garage sito nel Nord Italia, che veniva poi commercializzata con l’aiuto dei coindagati Sebastiano Di Mauro e Domenico Siclari.

Alla fase esecutiva dell’operazione hanno fornito ausilio personale della Sisco di Reggio Calabria, della Divisione Anticrimine e dei Commissariati distaccati, delle Squadre Mobili di Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cuneo, Verbania, Verona e Udine, Crotone, Cosenza, Enna, Catania, Messina, Siracusa ed equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Calabria e Sicilia.