Cgil Calabria: “Accertare infiltrazioni mafiose nella Sanità calabrese”

Carlomagno
Il Commissario per la Sanità in Calabria, Massimo Scura
Il Commissario per la Sanità in Calabria, Massimo Scura

“Le dichiarazioni rilasciate in audizione in Commissione Sanità dall’ing. Massimo Scura sul sistema sanitario della Calabria sono gravi e meritano l’apertura di un’inchiesta delle Procure distrettuali antimafia”.

È la denuncia della segreteria della Cgil Calabria che ha diffuso un documento in cui si fa riferimento a dichiarazioni del commissario per il rientro dal debito sanitario della Regione.

“La Cgil – si legge ancora – che denuncia da anni situazioni di illegalità ed illegittimità nella gestione sanitaria calabrese, che ha adito in tanti casi anche l’Autorità anticorruzione nelle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, si aspetta che venga fatta luce sui tanti episodi che hanno destato preoccupazione e che la dicono lunga sullo stato di infiltrazioni nella gestione politica ed amministrativa. Un comparto economico che vale più o meno l’80% del bilancio regionale, merita un controllo ed una verifica quotidiana sulla correttezza e trasparenza dell’azione amministrativa da parte di tutte le istituzionali coinvolte”.

A parere della Cgil “ci sono, nelle dichiarazioni rilasciate in Commissione Sanità dal Commissario Scura, molte cose che non ci convincono. Constatiamo, invero, che in Calabria non esistono ospedali normofunzionanti, che i territori non erogano i servizi previsti dalla Rete Territoriale, che non c’è una prevenzione sanitaria ai livelli previsti dal peso imposto per legge (5% della spesa sanitaria) e che continua ad alimentarsi, invece, quella voce del Bilancio “Mobilità passiva extraregionale” che vale, ad oggi, circa 300 milioni e che indica che i malati calabresi sono costretti, o preferiscono, andarsi a curare in altre regioni italiane. Con riferimento, poi, alla dichiarazione sulle fatture non pagate che vengono tirate fuori alle bisogna dai Direttori Generali ci preme ricordare che, considerati i milioni di euro del fondo del SSR pagati in Calabria ad importanti Società di Advisor per la ricognizione del debito, le stesse non dovrebbero proprio esistere. Un’altra beffa ai danni dei calabresi che, ad oggi, ancora non conoscono l’esatto ammontare del debito sanitario”.

“Per tutti questi motivi -è scritto – e per molto altro ancora, l’affermazione di Scura sul “quasi” raggiungimento degli obiettivi della gestione commissariale che tuttavia rimane impossibile da centrare per colpa di altri, ci pare – continua la Cgil – una macroscopica bugia”. A parere del sindacato “ci sono poi affermazioni dello stesso Commissario, più volte ripetute pubblicamente ed in sedi istituzionali, che inquietano e dovrebbero indurre le autorità competenti ad azioni di indagine e accertamento giudiziario. Si afferma che nella sanità calabrese vi sarebbe una fortissima ingerenza mafiosa e malavitosa, in grado di condizionare tutta l’attività che si svolge dentro e fuori dagli ospedali e che riguardano quindi (desumiamo noi) appalti, servizi, assunzioni, accreditamenti, forniture. Naturalmente ci auguriamo che chi da anni ha (per le sue competenze) il controllo diretto sulla gestione sanitaria, abbia provveduto senza indugio a denunciare tali pratiche perché, se così non fosse, sarebbe altrettanto grave ed ingiustificabile il non aver agito secondo quanto previsto dalla legge italiana nel caso di conoscenza di un reato”.

Per la Cgil “non meno colpevole, nella vicenda Sanità, è stata ed è la rappresentanza politica calabrese. Essa si è resa responsabile, a nostro avviso, di scelte poco oculate, di ingerenze inopportune, di chiusure di occhi su tanti misfatti, di complicità nelle gestioni e di indirizzi clientelari che hanno determinato il baratro del debito sanitario ed hanno impoverito professionalità e competenze”.

“Al Governatore Oliverio che pure, in vigenza di Commissariamento governativo, non dovrebbe avere avuto un ruolo diretto nella gestione attuale imputiamo responsabilità altrettanto gravi. Per non aver messo in atto le sue prerogative istituzionali in merito alla stesura di un Piano di Rientro alternativo che tenesse conto della realtà calabrese (spesso causa di scelte sbagliate da parte del Commissario arrivato da lontano). Di non aver sostenuto e contrastato nelle sedi opportune, se non a parole – mediaticamente urlate e senza concreti risultati-, la necessità di una svolta nel finanziamento del fondo del SSN, che continua a penalizzare la Calabria e la destina ad avere una Sanità di serie B rispetto al resto d’Italia. Di non aver almeno provato – scrive la Cgil – a definire una politica sanitaria che facesse prevalere i bisogni di salute dei cittadini, anziché affermare la pretesa supremazia delle nomine, fatte ad arte per far prevalere un potere su un altro. Nella battaglia, lo constatiamo ogni giorno, chi ha perso sono stati i cittadini calabresi, la credibilità della politica, la fiducia nelle istituzioni”.