di Dalila Nesci, portavoce M5S Camera
“Come in Grecia, in Calabria si muore per carenze nella sanità. Qui politica e ‘ndrangheta hanno rovinato il sistema, ma è anche colpa del peso dell’euro, che ha ridotto casse e reparti.
La sanità della Calabria prima del 2010 aveva un bilancio di 3,6 miliardi all’anno. Nei successivi quattro anni sono stati tagliati 400 milioni. Dei fondi destinati alla sanità regionale il 70% se ne vanno in stipendi, il resto in altri capitoli di spesa.
Sapete quanto resta per gli investimenti? Zero. Tutto questo a causa della necessità di raggiungere il pareggio di bilancio. Si tratta di un paradosso suicida, perché senza investimenti non ci sono possibilità di tornare a crescere.
Dal momento che le strutture sanitarie della Calabria troppo spesso non sono in grado di garantire i servizi necessari ai suoi cittadini, la Regione sborsa ogni anno somme ingenti per consentirgli di andarsi a curare all’estero.
Il saldo tra questi fondi e quelli che entrano nelle casse calabresi grazie ai cittadini che vanno a curarsi sul suo territorio è pesantemente negativo: -250 milioni all’anno
All’ospedale di Corigliano (Cosenza) per un ecocardiogramma occorre un anno d’attesa e in Pediatria manca perfino la tachipirina. A Polistena (Reggio Calabria) un caposala mi confessa che addirittura non hanno i soldi per sostituire le maniglie delle porte.
![La parlamentare del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci](http://www.secondopianonews.it/wp-content/uploads/2015/07/Dalila-Nesci-M5S.jpg)
All’ospedale di Crotone il laboratorio analisi, la cui ristrutturazione è ferma da anni, sembra uno scantinato. A Serra San Bruno (Vibo Valentia) hanno in dotazione una sola ambulanza, per cui in caso d’incidente stradale che coinvolga più persone il medico deve scegliere chi caricare a bordo e chi lasciare a terra.
In questo angolo di Sud è perfino un problema far nascere un figlio. Infatti, le terapie intensive neonatali sono state ridotte drasticamente e per le emergenze mancano posti negli ospedali hub.
![Ospedale di Corigliano Calabro](http://www.secondopianonews.it/wp-content/uploads/2015/07/Ospedale-di-Corigliano-Calabro-300x188.jpg)
Noi del M5S gli unici a lottare per la giustizia, a denunciare, a chiedere che le autorità intervengano per arginare il crollo di un sistema al collasso, schiacciato da tagli, clientele e illegalità.
Per cercare di tamponare l’emorragia in questi anni in Calabria si si sono succeduti diversi commissari, che hanno solo tagliato posti letto e risorse, dimostrando che la politica dell’emergenza non risolve i problemi alla radice né gli sprechi.
Passano gli anni, cambiano i commissari e continuano i tagli. Il sistema clientelare della politica resta lì, immutabile, come nulla fosse. Un esempio per tutti: recentemente è stato riattivato il punto nascite all’ospedale di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), nonostante fosse stato chiuso a seguito di precise e pressanti disposizioni ministeriali.
![Ospedale Annunziata di Cosenza](http://www.secondopianonews.it/wp-content/uploads/2015/07/Ospedale-di-Cosenza-300x225.jpg)
Come mai questa decisione allora? Forse c’entra che Melito Porto Salvo è tra i feudi elettorali di Nico D’Ascola, nel 2014 candidato alla presidenza della Calabria con Ncd, il partito del ministro Lorenzin?
Qui i conti, oltre a essere in rosso, sono anche pazzi e fuori di ogni controllo. Lo scorso anno dall’Asp di Reggio Calabria sono usciti 393 milioni di euro senza che vi siano le relative tracce.
![Il commissario della Sanità in Calabria Massimo Scura](http://www.secondopianonews.it/wp-content/uploads/2015/07/Il-commissario-della-Sanità-in-Calabria-Massimo-Scura-300x172.jpg)
Non bastasse, manca anche la certificazione ufficiale dell’andamento del debito, che spetterebbe al revisore Kpmg, pagato 3 profumati milioni all’anno. Quasi quattrocento milioni scomparsi nel nulla e nessuno, a parte noi del MoVimento, che abbia alzato un dito contro procedure che di legale non hanno nulla.
Infine, sempre a Reggio Calabria, troviamo lo scandalo “d’eccellenza” della sanità calabrese: il Centro Cuore con la Cardiochirurgia. Una struttura nuova di zecca, pronta per da tre anni ma non ancora aperta; anche, forse, per una storia di conflitto d’interessi nella vecchia direzione generale, dove c’era l’amministratore di una società privata di diagnostica.
![Il Centro Cuore di cardiochirurgia di Reggio Calabria](http://www.secondopianonews.it/wp-content/uploads/2015/07/Centro-Cuore-di-cardiochirurgia-di-Reggio-Calabria-300x200.jpg)
Il danno erariale, stimato dalla Guardia di Finanza, è di 40 milioni, il danno umano invece è incalcolabile. Oggi in tutta la Calabria esistono due soli altri reparti di cardiochirurgia e si trovano entrambi a Catanzaro.
Adesso il tempo delle vacche da mungere in Calabria è finito, insieme ai soldi. Per il crollo definitivo della sanità è solo questione di tempo e la Grecia non è mai stata così vicina.”