Simona Brandolini per il Corriere del Mezzogiorno
Raffaele Fitto, eurodeputato da record nella debole Forza Italia, lascia il segno della sua presenza a Napoli il giorno prima della manifestazione ufficiale del partito organizzata da Giovanni Toti, suo competitor. Non è casuale, dopo le polemiche dei giorni scorsi. Fitto prima convoca un evento di ringraziamento nella stessa data di quello del partito, a cui peraltro non è invitato, poi l’annulla.
Infine un incontro con gli industriali partenopei «per parlare di cose concrete, di fondi europei, per ascoltare». Il rottamatore azzurro incontra i giornalisti al Centro direzionale. Tentativi di domande. Come mai ha prima convocato e poi annullato la manifestazione napoletana?
«Ho già risposto sul mio blog». Come mai non va domani? «Ho già risposto anche a questo». Allora perché è a Napoli? «Per gli industriali». Un inutile tira e molla. Ma poi qualcosa la tira fuori, in gergo diremmo: dà il titolo. E cioè che le primarie a livello nazionale non sono un capriccio o una moda del momento, ma uno strumento essenziale per selezionare la classe dirigente secondo il merito. E «il merito in politica è la legittimazione popolare».
Che lui, per carità, ha avuto eccome: 284.712, mica bruscolini, il secondo in Italia dopo la democratica Simona Bonafè. Da quell’altezza qualcosa da dire ce l’ha sul partito ed è legittimo. E quindi sempre sulle primarie «servono più dei congressi per scegliere i coordinatori regionali. Primarie e selezioni dal basso». E sì, visto che in Campania si vota l’anno prossimo, anche «per i candidati alle regionali». Mara Carfagna potrebbe essere un buon governatore della Campania? Torna a sfuggire: «Perché mi fate queste domande? C’è un presidente della Regione adesso, Caldoro. Stiamo parlando degli strumenti, queste sono domande che vanno oltre gli strumenti. Quando sarà il momento parleremo di questo».
Torna il sereno: «Il tema centrale è chi siamo e cosa vogliamo comunicare — spiega —. Il tema centrale è capire perché i nostri elettori non hanno votato e si sono astenuti. Dunque dalla prossima settimana comincerò un tour di ascolto prima nelle sei regioni della circoscrizione Sud, a partire dalla Calabria. E poi in tutta Italia. Credo che sia utile a tutti, non faccio nulla contro qualcuno, ma tutto in favore del partito».
Certo che nelle file berlusconiane, diciamo pure nell’apparato, a parecchi fischiano le orecchie. Rivendica il fatto di non essere più nei «retroscena» politici, ma «sulla scena». Uno che ci mette la faccia (espressione ormai abusata). «Chiedo una riflessione serena e positiva», non è un delitto, ha ragione Fitto su questo, «perché ho sentito molte critiche dai nostri elettori». Una su tutte: chiarezza nei confronti del governo. «Siamo all’opposizione e deve essere chiaro e netto. Non dobbiamo confondere l’elettorato che si è sempre sentito rappresentato e stavolta no».
Capitolo partito campano. Come considera il coordinatore De Siano? «Non personalizzo mai e continuerò a non personalizzare. In generale serve aprire una discussione sull’organizzazione del partito». E sul fatto che ci sia un’anomalia a livello regionale dove coesistono, non sempre in armonia, Forza Italia e Forza Campania? «Mai entrato nel merito. Detto questo anche in Campania bisogna aprire una discussione a 360 gradi. Però per concludere perciò servono regole, quando ci sono non c’è ragione del contendere. E poi dobbiamo aprirci alla modernizzazione del partito».
Se non rottamatore, modemizzatore dunque. Chiusa la conferenza stampa, messo il paletto su Napoli. Guardandosi in giro però si capisce chi sostiene Fitto in Campania e perché allora tanti malumori. Ci sono i cosentiniani, a partire dal consigliere regionale Massimo lanniciello, in un angolo ma presente. Ci sono la pasionaria avvocatessa Rosa Criscuolo, fondatrice di un movimento pro Cosentino e ultima ad aver cenato con Claudio Scajola prima dell’arresto. C’è la Mara Carfagna, la cugina della deputata salernitana. C’è anche Peppe Fontana, leader degli under 30 cosentiniani. Mancherà qualcuno all’appello, quanto a uomini del partito di Fìtto, almeno di conosciuti non c’è proprio nessuno.