Frode fiscale milionaria a Cosenza, sequestro per 3 milioni

Carlomagno

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Coinvolte quattro società accusate di avere emesso fatture per operazioni inesistenti. “Falsi acquisti di edifici in costruzione e false compravendite”

La Guardia di Finanza di Cosenza ha eseguito stamane un decreto di sequestro per equivalente emesso dal Gip presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura di Cosenza, per quasi 3 milioni di euro nei confronti di quattro società ritenute responsabili di aver realizzato una frode fiscale milionaria attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Questa è la seconda operazione dei finanzieri scattata stamane all’alba. La prima è quella relativa agli appalti spezzatino del comune di Cosenza in cui sono stati interdetti dirigenti e funzionari dell’ente guidato da Mario Occhiuto

Gli investigatori cosentini stanno sottoponendo a sequestro tutti i beni di proprietà delle società, ovvero i saldi attivi presenti sui rapporti finanziari, gli immobili situati in territorio calabrese e le quote sociali. Il sequestro scaturisce da una verifica fiscale svolta nei confronti di un azienda cosentina, attiva nel settore immobiliare, nel corso della quale venivano individuate operazioni commerciali “anomale” intercorse con altre sei società, operanti nel medesimo settore, di cui tre con sede in Cosenza e tre con sede “dichiarata” in Roma.

Mirati accertamenti effettuati presso le sedi romane delle tre società permettevano di rilevare che le stesse erano meramente cartolari e che quelle effettive erano ubicate nella Provincia di Cosenza. A seguito di ulteriori approfondimenti contabili, svolti nei confronti delle società coinvolte nel meccanismo fraudolento, veniva rilevato l’inserimento in contabilità di fatture ed altri documenti falsi per diversi milioni di euro al fine di “gonfiare” fittiziamente i costi e ridurre gli utili dell’impresa.

Falsi acquisti di edifici in costruzione, compravendite fittizie di immobili già costruiti, adibiti ad uso abitativo o commerciale, e finte realizzazioni di impianti o altre opere murarie su diversi fabbricati, attestavano false operazioni e costi in realtà mai sostenuti. Rilevata altresì la presenza di un contratto di appalto, stipulato tra due società coinvolte nelle indagini, con cui la prima demandava alla seconda la realizzazione di un importante complesso immobiliare, seppur quest’ultima era sprovvista della necessaria capacità operativa, poiché nel corso degli anni aveva assunto solo personale con mansioni amministrative.

Tutte le società nei cui confronti venivano svolte le attività ispettiva risultavano gravate da una rilevante esposizione debitoria prevalentemente nei confronti dell’Erario e di Istituti previdenziali. La Procura ha avanzato istanza di fallimento per tre delle società interessate dal provvedimento, in ordine alle quali ha ottenuto dal Tribunale fallimentare la dichiarazione di fallimento per una e la riserva di decisione per le altre due.