“La ‘ndrangheta sul territorio controlla massimo il 20 per cento dell’elettorato e il fatto che ci sia stato questo astensionismo non vuol dire che la mafia non è andata a votare. Può anche voler dire il contrario”.
E’ quanto ha detto Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la Procura di Reggio Calabria, intervenendo a Roma al dibattito “Un programma per la Giustizia” insieme al direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais. “L’elettorato della ‘ndrangheta – ha spiegato – è un elettorato compatto e vota per il candidato scelto dal capo mafia.
Gratteri non esclude che nelle elezioni di domenica scorsa in Calabria le cosche della ‘ndrangheta abbiano avuto un ruolo “attivo” nella consultazione, scegliendo questo o quel candidato per poi presentare il “conto” al momento opportuno. In Calabria del resto ha votato soltanto il 44,8% degli aventi diritto, circa 850mila persone su 1.897.729 elettori aventi diritto.
Un astensionismo mai registrato prima dovuto prevalentemente alla sfiducia nella politica. Un fattore che poco importa ai clan mafiosi orientati solo ad avvicinare il potere nella speranza di stringere “accordi” e fare affari.
In sostanza, la mafia non si astiene quando ci sono appuntamenti elettorali. Anzi, si “compatta” e per i suoi scopi mobilita masse imponenti di votanti, fa propaganda, “indirizza” i picciotti e, come nell’ippica punta da sempre sul cavallo vincente. Tocca alla politica alzare il livello di “protezione” per evitare contatti ravvicinati e “infiltrazioni”.
Che poi la mafia non si sia mai astenuta lo dimostrano le infinite inchieste giudiziarie degli ultimi trent’anni da cui sono emerse, da legislatura in legislatura (non solo regionali, ma comunali e provinciali), pesanti commistioni tra ‘ndrine e politica.
Il magistrato – ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – ha poi dato dei consigli al neo presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio in merito alle scelte che sarà chiamato a compiere per ricoprire ruoli di vertice all’interno dell’ente. “La Calabria oggi produce emigrazione, colta, dotta”, per questo, suggerisce, “io cercherei di scegliere i figli di nessuno che si sono affermati fuori dalla Calabria.
I figli degli operai, dei contadini, dei camionisti”. Giovani che si laureano con ottimi profitti alla “Normale di Pisa” e in altre università del centro nord per diventare dirigenti, docenti, bravi medici e ottimi professionisti.
Il magistrato calabrese sottolinea che “il problema prima ancora che la politica e la mafia, sono i centri di potere all’interno della pubblica amministrazione dov’è forte la presenza di figli e nipoti di ‘ndranghetisti incensurati che gestiscono la cosa pubblica come cosa propria. Questo è il dramma e la palla al piede della Calabria”. Oggi, conclude Gratteri “abbiamo bisogno di una rivoluzione dei figli di nessuno, emigrati dalla Calabria perché per loro non c’erano opportunità.