E’ un quadro preoccupante quello che emerge dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che ha portato al sequestro di 14 depuratori nella provincia reggina. A sottolinearlo, in conferenza stampa, è stato il Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri.
Nell’inchiesta sono indagate, complessivamente, 53 persone, tra cui il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, nei confronti delle quali s’ipotizzano vari reati che vanno dall’omissione di atti d’ufficio e dal disastro ambientale all’inadempimento di contratti di pubbliche forniture, al getto pericoloso di cose ed all’attività di gestione non autorizzata di rifiuti, con smaltimento illecito degli stessi.
Le indagini, condotte dalla Capitaneria di porto di Reggio Calabria, abbracciano un arco di tempo che va dal 2011 allo scorso mese di agosto. “L’inquinamento – ha detto il Procuratore Bombardieri – fa seri danni alla salute dei cittadini e infligge duri colpi all’economia turistica dell’intera Calabria. Per tanti anni, purtroppo, abbiamo dovuto raccogliere le lamentele di migliaia di persone impossibilitate a bagnarsi a mare a causa di liquami e, di conseguenza, abbiamo dovuto verificarne le cause”.
“Dalle ispezioni della Capitaneria di porto è emerso lo stato di degrado di 14 impianti di depurazione ubicati che non soltanto nel territorio di Reggio Calabria, ma anche nei comuni di Villa San Giovanni, Scilla, Bagnara Calabra, Motta San Giovanni, Cardeto e Marina di San Lorenzo. Contestualmente, abbiamo disposto l’affidamento degli impianti al dirigente del dipartimento ‘Ambiente’ della Regione Calabria, architetto Orsola Reillo, affinché sia possibile intervenire subito in maniera dovuta e nel rispetto delle prescrizioni di legge per riportare gli impianti alla loro normalità funzionale”.
“Accanto alla necessaria attività di repressione dei fatti penalmente rilevanti riscontrati – ha aggiunto il Procuratore Bombardieri – e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale, si auspica che si possano determinare significativi e tempestivi miglioramenti nella gestione degli impianti, sulla cui effettività la Procura non smetterà di indagare e di vigilare”.
Secondo il Procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni, “tra le criticità riscontrate dai consulenti e dal personale della Guardia costiera che ha operato vi sono i malfunzionamenti dei depuratori, con la mancanza o la sostituzione dei compressori, elettropompe, misuratori di portata in entrata e uscita delle vasche di depurazione, la presenza di by-pass non autorizzati all’interno degli impianti e finanche rifiuti e fanghi da grigliatura prodotti dagli impianti stessi.
La decisione di affidare al dipartimento ‘Ambiente’ della Regione Calabria la gestione degli impianti sequestrati, con la fissazione di un termine stringente per conformare lo stato di fatto e di diritto degli impianti alla normativa, rientra nell’ottica della Procura di Reggio Calabria conforme alla propria missione costituzionale di legalità ai fini di una sinergica risoluzione delle problematiche finora qui evidenziate”.