«Chi ha condiviso il messaggio di Walter Veltroni nella sua essenza non può che stare con Matteo Renzi, poiché la novità del Partito Democratico stava tutta nella modernizzazione del significato della parola “sinistra” che in tanti ancora utilizzano pensando ad un partito socialdemocratico o socialista europeo, quando in realtà essa abbisogna di un aggiornamento nei suoi valori rappresentativi, essendosi allargata a dismisura l’area del bisogno».
Esordisce così Mario Muzzì, ex Presidente della Fondazione Field e dirigente democrat già candidato alle primarie per l’elezione del segretario regionale del PD in Calabria, per offrire una prima chiave di lettura alla sua adesione sin dalla prima ora al movimento renziano. Recentemente ha spiegato le ragioni della sua scelta affermando testualmente che nella sua regione c’è più bisogno di “rottamazione” che altrove. Nella Calabria dei paradossi, dove in queste primarie i giovani sostengono gli anziani e gli anziani i giovani abbiamo stuzzicato Mario Muzzì su questo argomento e su tanto altro.
Lei ha giustificato la sua scelta di stare con Matteo Renzi parlando di esigenza di cambiamento.
«Il cambiamento in politica, soprattutto nella politica di oggi, non può più riguardare il contenitore ma il contenuto, avendo a mente che la gente, disillusa e disgustata dalle cronache degli ultimi giorni, non è più disposta a dare credito ai bei discorsi che si pronunciano ma agli atti concreti che si compiono. [quote style=”boxed”]La gente, disillusa e disgustata dalle cronache degli ultimi giorni, non è più disposta a dare credito ai bei discorsi che si pronunciano ma agli atti concreti [/quote] Ecco perché cambiare non deve significare sostituire le persone sulla base di un semplice dato anagrafico ma modificare i metodi sin qui sperimentati che hanno prodotto solo fallimenti nella selezione della classe dirigente di partito e istituzionale».
Perché questo cambiamento non può essere perseguito con Pierluigi Bersani?
«Mi faccia dire innanzitutto che Pierluigi Bersani si sta confermando un grande segretario, una persona seria, un galantuomo della politica, ma serve un messaggio più convincente rispetto al disagio complessivo del paese che non può essere quello della narrazione di Vendola o del furore ideologico dei vari Fassina!».
Non le sembra un’affermazione vaga?
«L’Italia sta peggio di 20 anni fa. Il debito pubblico è praticamente raddoppiato. Si è allargata l’area della povertà. E’ aumentato il numero dei disoccupati, dei sottoccupati, dei precari. E’ svanito il ceto medio. E’ in crisi il sistema delle PMI. Di capitale sociale e umano non si parla più. Dilagano la corruzione ed il malcostume in tutti i gangli vitali della società. In una situazione di questo genere può essere una priorità l’ articolo 18 da ripristinare o non serva, piuttosto, un soggetto politico nuovo che guardi a questo universo di disagi, ne comprenda i bisogni ascoltandoli per poi parlare il linguaggio della verità…».
Quale verità, scusi?
«Occorre spiegare a questa gente che, nella situazione attuale, che non è solo quella italiana, il confronto non deve più svolgersi tra ricchi e poveri, tra occupati e disoccupati, tra la destra e la sinistra o tra il nord e il sud, ma si deve incentrare sul conflitto che sta insorgendo sempre più tra diritti e risorse. [quote style=”boxed”]Il confronto non deve più svolgersi tra ricchi e poveri, tra occupati e disoccupati, tra la destra e la sinistra o tra il nord e il sud, ma si deve incentrare sul conflitto che sta insorgendo sempre più tra diritti e risorse[/quote] Far capire che se la contrazione dei diritti è una conseguenza della diminuzione delle risorse ci troveremmo dinanzi ad una normale crisi congiunturale; se, invece, come io temo e come i dati macro economici dimostrano, si verifica che al meno diritti per tutti si contrappone il più risorse per pochi allora vuol dire che la crisi è strutturale, prossima a sfociare in conflitto sociale, con il rischio che possa degenerare in tragedia».
Stare con Renzi, che utilizza il termine “rottamare”, a lei che non è più un “regazzino” non le provoca un minimo di disagio?
«L’ho ascoltato attentamente e ne ho parlato personalmente per capire il senso di questo termine colorito. Ritengo che a temerne le conseguenze debbano essere coloro che della politica ne hanno fatto un mestiere o uno strumento per arricchirsi, che hanno approfittato delle cariche ricoperte per aumentare i loro privilegi, che hanno gestito risorse finanziarie e umane in modo non proprio trasparente, che hanno interpretato il ruolo assegnatogli dagli elettori in modo consociativo, che si sono resi responsabili della disastrosa situazione in cui versa il nostro paese, che da tempo immemorabile siedono sulle stesse poltrone senza aver prodotto alcun risultato percepibile».
Lei ha affermato che in Calabria il bisogno della “rottamazione” si avverte di più.
«La mia non era una battuta ma il convincimento pieno che scaturisce dalla conoscenza dei limiti e dei comportamenti di una classe dirigente istituzionale, scarsamente autonoma e priva di autostima per se stessa, che ha poco rispetto del lavoro e dello spirito di abnegazione di tanti militanti desiderosi di avere quella casa comune agognata che è il Partito Democratico e che, purtroppo, è distratta dalla voglia di privilegiare l’interesse personale rispetto all’interesse generale!».
Cosa addebita in concreto alla loro responsabilità?
«Fondamentalmente la loro inerzia operativa dinanzi alla grave situazione che si è determinata nel partito, oramai quasi sfibrato e logorato da oltre due anni di commissariamento, e complessivamente nella Regione, che sta vivendo una condizione assai più grave di quella del Lazio e della Lombardia, dove non si coglie la presenza di un’azione di contrasto che faccia emergere con forza le deficienze di una destra inadeguata ad affrontare le mille emergenze di una Calabria, fanalino di coda in tutte le classifiche nazionali ed europee».
Insomma, con Renzi senza se e senza ma…
«Ripeto che la mia scelta per Renzi non equivale a stare dalla parte opposta a quella di D’Attorre o a quella di Bersani, ma per stare dalla parte del Pd. E lo scelgo anche perché in Calabria, più che altrove vi è bisogno di rottamare. Rottamare, soprattutto, assieme alla “mala” politica la “mala” rassegnazione per dare speranza al futuro della Calabria e del PD!».
Lei in questi anni è stato un amico di Loiero. Oggi però lui vota per Tabacci e lei Renzi. Cosa è successo e perché?
«La scelta di Loiero credo sia nata per rapporti di natura personale e di stima reciproca».
Giovani come Scalzo e Bevacqua votano Bersani mentre lei alla sua età vota Renzi. Siamo davanti ad una mutazione politica, i soliti paradossi oppure è questione di convenienza?
«Non ho capito le scelte fatte da questi giovani i quali avrebbero motivazioni più profonde delle mie per fare una scelta di campo che facesse capire che in Calabria è possibile rompere gli schemi e invertire la rotta. Sicuramente si ravvedranno a breve ma sarà troppo tardi».
E’ vero che se dovesse vincere Renzi avrà un ruolo a livello nazionale.
«Non saprei, me lo auguro. In ogni caso ripropongo la ricandiatura alla segreteria regionale del Pd augurandomi che dall’altra parte ci sia un solo candidato per i bersaniani (o ex)».
Si parla di una sua candidatura al Parlamento. Conferma?
«Nessuna candidatura. [quote style=”boxed”]La mia è una disponibilità totale a far nascere il Pd in Calabria cosa che finora non è accaduta e soprattutto per ripristinare le condizioni di agibilità democratiche mortificate dalla disattenzione della dirigenza nazionale pronta a ascoltare tutti coloro che vanno a Roma con il cappello in mano[/quote] La mia è una disponibilità totale a far nascere il Pd in Calabria cosa che finora non è accaduta e soprattutto per ripristinare le condizioni di agibilità democratiche mortificate dalla disattenzione della dirigenza nazionale pronta a ascoltare tutti coloro che vanno a Roma con il cappello in mano».
Ci va giù pesante! Senta, qual è la cosa di Renzi che l’ha colpita di più?
«L’effervescenza della proposta che nel suo complesso è più credibile perché non bisognevole di giustificazione».
Ciò che fa riflettere è che tutta la nomenclatura sia schierata con un vecchio comunista. Anche gli ex della Margherità, da cui lei proviene. Dov’è l’anima moderata in tutto questo?.
«Premesso che questo non è motivo di preoccupazione, è inquietante che tutta la nomenclatura istituzionale e di partito si sia schierata a sostegno di Bersani. E’ uno scandalo perché neanche in Bulgaria si raggiungevano percentuali di questa natura».
Bersani al Governo come lo vedrebbe?
«Mi auguro di vedere Renzi al governo del Paese».
Torniamo alla Calabria. Come giudica l’operato della maggioranza, della classe politica in generale e dell’opposizione al governo regionale?
«Negative entrambe. La maggioranza non ha dimostrato un’azione incisiva. L’opposizione non si vede. Non è netto il confine dell’azione della maggioranza e dell’opposizione. [quote style=”boxed”]L’opposizione in Consiglio regionale non esiste[/quote] Si alimentano a vicenda per difendere il loro orticello inaridito per assenza di proposte e per assenza di politica. Si tengono aggrappate reciprocamente in una operazione di mutuo soccorso».